Stanley Jordan è uno dei chitarristi jazz più influenti dagli anni Ottanta a oggi, con una personalità musicale camaleontica fatta di apertura, immaginazione, versatilità e audacia anticonformista. Nato nel 1959 a Chicago e ora residente a Sedona, in Arizona, Jordan incarna la perfetta sintesi di tecnica e passione: la sua musica ricercata è intrisa di un calore e di una sensibilità che hanno catturato l’immaginazione del pubblico di tutto il mondo.

Un artista così eclettico, senza preclusione di generi, amante della collaborazione e della sperimentazione, è il personaggio ideale per la nostra rubrica speciale “Le 10 Canzoni”, ove analizziamo una parte meno conosciuta, ma altrettanto significativa della sua carriera. 

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Jazz Improvisation con Charnett Moffett, live at Birdland, NYC, US, 2015

Tutto il virtuosismo di Stanley & C. in sei minuti da brividi

Lo storico Birdland di New York, “The Jazz Corner of the World”, ospita un trio d’eccezione: il mai troppo compianto bassista Charnett Moffett invita sul palco Jeff Tain Watts e uno straordinario Stanley Jordan in duplice veste, di chitarrista e pianista!

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Curiosità

Jordan e la touch technique: la “tecnica del tocco” è una forma avanzata di tapping a due mani, ideata dal geniale chitarrista statunitense. Fin dagli esordi, la ricerca di maggior libertà nell’esprimere gli accordi sulla sua sei corde si è sviluppata utilizzando i principi del pianoforte, suonando melodia e armonie contemporaneamente con un livello di indipendenza senza precedenti. E non è finita qui! Stanley sa anche suonare allo stesso tempo proprio chitarra e pianoforte, come se fossero un unico strumento, con un’ampia gamma di tonalità.

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Morning Desire di Kenny Rogers, 1985

Un’inaspettata incursione nel country

Art Blakey, Stanley Clarke (lo vedremo tra poco) e Kenny Rogers riassumono bene le incredibili partnership di Jordan degli anni Ottanta. Come se non bastasse, Morning Desire diventa la canzone country numero uno in America nel 1986. La strana coppia Kenny/Stanley regala emozioni sublimi.

Curiosità

Una sintonia immediata, quella tra Rogers e Jordan, a dimostrazione che la distinzione di generi non ha alcun significato quando si parla di vere icone della musica.

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Overjoyed di Stanley Clarke, 1986

Due Stanley al prezzo di uno!

Avere due celebri Stanley, due incredibili virtuosi dallo stesso nome in una sola canzone, è un vero affare. E che musica!

Curiosità 

Stanley Clarke è un pioniere della jazz fusion e come Jordan ha sempre anelato a una sagace mescolanza di stili e generi. La musica di Stevie Wonder si presta bene a tale contaminazione e la versione strumentale di Overjoyed è uno degli apici di Hideaway, album del 1986 che vede, in qualità di ospiti, nomi prestigiosi quali Herbie Hancock, Alphonso Johnson e Stewart Copeland.

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Night and Day (jazz version) di Dionne Warwick, 1990

Nel nome di Cole Porter

Dionne Warwick e il jazz…Wow!

Quando una veterana di soul, r&b, pop e gospel si mette in gioco in altri campi c’è solo da inchinarsi. Poche ciance, questa bonus track incisa con il magic touch del nostro Stanley è una delizia. Meraviglia.

Curiosità

Sono passati trentacinque anni, ma lo swing di Cole Porter, grazie anche ai contributi nel tempo della Warwick e degli U2, brilla di luce infinita.

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Sweet Georgia Brown con Chet Atkins, live in USA, 1990

Chet & Stanley, dal vivo. Serve altro?

Uno standard jazz interpretato da “Mr Guitar” in persona in accoppiata con il re del tapping a due mani. La mitica Gretsch Chet Atkins 6119 incontra l’altrettanto epica Vigier Arpege Series II. Apoteosi.

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Curiosità

Chet Atkins, un nome, una garanzia per l’uomo che con il suo virtuosismo e le sue intuizioni ha ridefinito il country, creando il “suono Nashville”, oltre a fungere da padrino e produttore di molti altri grandi musicisti. Insieme a Les Paul, e su questo nome leggendario torneremo a breve, è uno dei personaggi chiave per comprendere ciò che sarebbe venuto dopo. Antesignani e visionari.

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40’s Theme con Umphrey’s Mc Gee, live at the Auditorium Theatre, Chicago, US, 2008

L’amore infinito per le jam session

Prog o jam band? Chissà quante volte avrà echeggiato questa domanda nei quasi trent’anni di carriera di questa formazione sontuosa. In realtà, alla fine, poco importa: sicuramente gli Umphrey’s McGee in parte incarnano entrambe le fattispecie, hanno i perfetti connotati per rappresentare i due generi, ma sono anche molto di più. Si ispirano al grande Frank Zappa e si rifanno a maestri come Grateful Dead, Gov’t Mule e Phish

In ambito musicale la parola improvvisazione contraddistingue la pratica del suonare qualcosa di inedito e, con ogni probabilità, inaspettato e sorprendente. Ebbene i membri del gruppo provengono dall’Indiana, si sono conosciuti alla University of Notre Dame, a South Bend e sono tra i migliori esponenti del filone che dal rock si sposta in territori dove il comporre all’istante e senza un precedente canovaccio è una regola basilare. E la loro empatia con Stanley Jordan, raccontato tutto questo, non è per niente casuale…

Curiosità

Jam band che passione! Amante dell’impromptu, Jordan è inoltre stato anche ospite frequente della Dave Matthews Band (come vedremo presto), gli String Cheese Incident, Phil Lesh e Moe.

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Groove Thing di Muriel Anderson e Phil Keaggy, 2003

Un affascinante viaggio nel pittoresco mondo di Muriel & Phil

Phil Keaggy, Muriel Anderson e Stanley Jordan condividono un interesse comune per il potere curativo della musica. All’inizio del secolo, quando i primi due si sono ritrovati a Nashville, è sorta l’idea di improvvisare alcuni brani per un album pensato al fine incoraggiare la guarigione. Non poteva mancare Jordan, così attento alla questione e ne è nata una partnership emozionante, in un florilegio di chitarre classiche acustiche ed elettriche.

Curiosità

Ascoltare il buon Stanley in questo progetto è un’esperienza indescrivibile. Le sue dita danzano letteralmente sulla tastiera e il suo vocabolario musicale è ricco di profondità e dedizione. Un’intensità unica. Il fingerstyle della Anderson e la precisione di Phil sono perfettamente complementari all’incredibile talento di Jordan. Un sodalizio inusuale e indimenticabile.

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Can’t Stop con Dave Matthews Band, Live at Scranton, PA, US, 2012

Funk is in the house!

Scambi spettacolari, ai confini della jazz fusion, tra il pregiato chitarrista nato a Chicago e la Dave Matthews Band, uno dei migliori live act di questo Pianeta. 

Il connubio Dave Matthews/Tim Reynolds/Stanley Jordan regala sempre emozione e commozione. Can’t Stop è una chicca, ma le svariate partecipazioni di Jordan ai live della DMB sono tutte mozzafiato.

Curiosità

Brano solo all’apparenza minore nel pregiato songbook del gruppo, Can’t Stop esordisce dal vivo ormai quasi vent’anni fa, per venire pubblicato in studio solo nel 2018, nell’album Come Tomorrow.

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Past and Future di Dennis Chambers, 2013

Una partnership con uno dei più grandi batteristi di Santana

Dennis Chambers ha suonato con tutti i più rilevanti esponenti della jazz fusion e non solo. La passione per il funk e il latin rock lo hanno condotto a jam session, progetti live e in studio di grandissimo livello. Non poteva mancare, quindi, un collegamento continuo con Jordan, fin dal sorprendente Groove and More, già dal titolo tutto un programma, del 2013. Past and Future è una scorribanda ad alta velocità tra più generi, con una chitarra tagliente e acrobatica, e una batteria assolutamente “On Fire”!

Curiosità

Talentuoso dalle doti innate, irrefrenabile, potente e comunque sempre aggraziato dietro alle pelli, Chambers vanta innumerevoli collaborazioni, con la vera crema di un certo tipo di musica: bastino i nomi di Tom Coster, John Scofield, George Duke, Victor Wooten, Brecker Brothers, Santana, Steely Dan, Jeff Berlin, Parliament/Funkadelic, John McLaughlin e Mike Stern. Infinito.

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Friendship Song di Rebbie Jackson, 1988

Jordan alla corte di una Jackson!

Li abbiamo definiti in ogni modo, forse l’appellativo più usato è “famigerati”, ma come avremmo potuto fare senza gli anni Ottanta? Ora tanti, troppi, dopo averli denigrati, li rimpiangono. Ma fu vera gloria? 

Certamente l’intero album R U Tuff Enuff di Rebbie Jackson non passerà alla storia, anche per via di quegli arrangiamenti tipici dell’epoca ora troppo pesanti, che suonano datati.

Friendship Song, tuttavia, è un bel sentire, giocosa e con una “chitarrina” affilata e accattivante. E Jordan ha messo le solide basi per un futuro radioso proprio in quel decennio. Insomma, forse gli eighties resteranno croce e delizia, ma rimarranno per sempre imprescindibili nella storia della musica.

Curiosità

Elettronica, funk, soul, r&b con reminiscenze disco e new jack swing si mischiano in un album come già accennato non epocale, ma denso di contaminazioni! Tutto questo nel periodo in cui il fratellino Michael spopolava con Bad

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Extra: Georgia on My Mind con Les Paul, Live at Iridium, NYC, US, 1990

Amarcord a sei corde

Quando la musica non ha età e ferma spazio e tempo. 

Vedere Les Paul e Stanley Jordan duettare, improvvisare e incrociare la Gibson e la Vigier Arpege Series II non ha prezzo.

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Curiosità

Il padre della chitarra elettrica incontra uno dei suoi più grandi innovatori a livello di tecnica. Un incrocio micidiale! Proprio Les Paul, uno dei geni incontrastati del secolo scorso, non può che rappresentare il protagonista perfetto per la rubrica Le Dieci Canzoni, la serie unica ed esclusiva di Planet Guitar. A lui dedicheremo una puntata speciale, dove lo vedremo al fianco di alcuni dei più grandi guitar hero.

Stay tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati