L’8 Dicembre 1946 nasce a Los Angeles, California (USA) Robert Alan Krieger, chitarrista, compositore, produttore discografico e membro fondatore dei The Doors, band con la quale ha registrato nove album e scritto brani memorabili come Light My Fire, Love Me Two Times, Touch Me, e Love Her Madly. Dopo lo scioglimento della band a causa della scomparsa di Jim Morrison, Robby Krieger ha continuato a suonare e produrre musica con tanti musicisti compresi John Densmore e Ray Manzarek.
Il suo playing in fingerstyle, frutto della sua passione per la chitarra flamenco, unito alla sua immancabile Gibson SG, gli hanno permesso di creare trame originali ed innovative oltre a garantirgli un posto nella Rock and Roll Hall of Fame e nella classifica dei “100 più grandi chitarristi di tutti i tempi” stilata da Rolling Stone. Io e Paul di Guitar Tutorials abbiamo scelto un piccolo medley con i riff di Love Me Two Times e Roadhouse Blues e l’assolo di Riders On The Storm…il tutto suonato esclusivamente con le dita della mano ritmica!
Robby Krieger, gli esordi e la passione per la musica
Robby nasce in una famiglia ebrea molto unita e amante della musica. Il padre è appassionato di musica classica, mentre la madre ama il pop di Frank Sinatra. In casa si ascolta anche jazz e flamenco e questi generi rimarranno impressi nella mente e nelle mani di Robby Krieger, forgiando il suo stile. Il suo percorso nella musica però inizia dalla tromba; a scuola c’è un suo caro amico che la suona e così lui decide di seguirne le orme. Ben presto però capisce che è la chitarra lo strumento che lo attrae veramente. Durante le scuole superiori inizia a suonare la chitarra da autodidatta; il modo più naturale per lui è quello di partire dal fingerstyle, di emulare i chitarristi classici.
Una volta diplomato si iscrive all’Università della California e inizia ad ascoltare assiduamente chitarristi come Wes Montgomery, Albert King e Larry Carlton, che influenzano il suo stile.
The Doors
Nel 1965 Krieger si unisce al tastierista Ray Manzarek, al batterista John Densmore e al cantante Jim Morrison, dando vita ai The Doors.
Durante una delle prime prove, Morrison sente Krieger suonare la chitarra bottleneck e chiede che questa tecnica sia presente in ogni canzone del primo album. I quattro creano un amalgama esplosivo. Morrison scrive poesie e testi che non hanno nulla a che vedere con i temi rock and roll di quegli anni. L’approccio fingerstyle di Krieger alla chitarra elettrica, i suoi ampi gusti musicali e la sua capacità di scrivere canzoni si fondono appieno con l’estro di Ray e la sua voglia di sperimentare.
La band mescola con naturalezza jazz, blues, folk, rock e si fa le ossa in alcuni locali di Los Angeles tra cui il London Fog ed il più rinomato Whisky a Go Go. Proprio dalle jam su questi palchi nascono pietre miliari come The End e Light My Fire ed è lì che il presidente della Elektra Records li nota e li mette sotto contratto nel 1966.
L’anno successivo esce l’omonimo album di debutto – che scala da subito le classifiche – trainato dal singolo Light My Fire scritto proprio da Krieger e porta la band a una grande esposizione mediatica. Le apparizioni televisive sono spesso macchiate (volontariamente) da atteggiamenti provocatori e soggette a censura. Anche durante i live i Doors non lesinano sui colpi di scena. “Io e Jim abbiamo suonato sotto acidi.” racconta Robby “Era troppo folle. Era come se non riuscissi… È troppo difficile suonare correttamente le canzoni quando sei sotto acidi. Per Jim non era così difficile, poteva inventare tutto, ma i musicisti dovevano essere un po’ più affiatati.”
Lo stesso anno esce il secondo album Strange Days che contiene la bellissima Love Me Two Times, anch’essa contraddistinta da un riff iconico di Krieger.
Gibson SG 61 Standard Maestro VC
Le porte si chiudono
I Doors sfornano dischi a ripetizione. Nel 1968 esce Waiting for the Sun dove Robby ci delizia con un brano, Spanish Caravan, suonato in gran parte con una chitarra classica. Nel 1970 è la volta di Morrison Hotel la cui opener, Roadhouse Blues, travolge l’ascoltatore con un riff di chitarra tanto semplice quanto geniale. Sarà però l’anno successivo a segnare definitivamente la storia della band.
Viene infatti pubblicato L.A. Woman, ultimo disco con Jim Morrison ancora in vita. Il brano di chiusura è Riders On The Storm, una sorta di testamento musicale che porta con sé tutta l’essenza dei Doors. Chitarra e tastiera si fondono in trame oniriche, la batteria strizza l’occhio ai groove jazz e il testo si muove tra rimandi filosofici sull’esistenzialismo e figure astratte che prendono vita. Morrison muore qualche mese dopo e il già precario equilibrio della band viene spazzato via.
“Dopo la morte di Jim stavamo per prendere un nuovo cantante.” racconta Robby “Ci siamo trasferiti tutti in Inghilterra. Stavamo iniziando a provare un paio di ragazzi. Dorothy, la moglie di Ray, che all’epoca era incinta, iniziò a dare di matto e voleva tornare a casa. Comunque noi tre non andavamo d’accordo. Io e John volevamo fare un po’ di hard rock. Ray voleva fare roba più jazz, così si è incazzato e se n’è andato.”
Dopo il definitivo scioglimento dei Doors nel 1973, Krieger forma la Butts Band con Densmore. Riscuote un certo successo come chitarrista jazz-fusion, registrando una manciata di album negli anni ’70 e ’80, tra cui Versions (1982), Robby Krieger (1985) e No Habla (1989). Nel 1991 forma un nuovo gruppo conosciuto semplicemente come Robby Krieger Band. Comprende il figlio Waylon Krieger (chitarra), Berry Oakley Jr. (basso, cori), Dale Alexander (tastiere) e Ray Mehlbaum (batteria)
La sua attività come musicista nel corso degli anni è senza sosta. Insieme a Manzarek forma Doors of the 21st Century nel 2002 con il cantante Ian Astbury dei Cult. Collabora con band come Gov’t Mule e Alice In Chains e non smette mai di esibirsi dal vivo, che sia in un piccolo club o una grande arena.
Diavoletto
Impossibile non associare Robby con una Gibson SG. Nel corso della sua carriera ha utilizzato anche una Gibson Les Paul Custom nera. Tuttavia, il suo sound e la sua immagine non può prescindere dalla celeberrima “diavoletto”.
“Non sono un grande collezionista.” dice Krieger “Ho forse 20 o 30 chitarre, ma compro solo quelle che suono. Ho una Les Paul del 1960, una vecchia Fender Stratocaster del ’59 che è piuttosto bella, una Gibson Johnny Smith. ed un paio di Gibson Barney Kessel. Amo il jazz e posseggo una grande Gibson L7 Wes Montgomery.”
Gibson ha pensato bene di dedicargli un modello signature, la Gibson Limited Run 50th Anniversary Robby Krieger SG Heritage Cherry. Per l’amplificazione ha sempre preferito Fender, in particolare Fender Twin Reverb Blackface e Fender Hot Rod DeVille 212.
* Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!
- TAYLOR Builder’s Edition 814ce 50th Anniversary – Recensione e Prova - 4. Dicembre 2024
- Soldano SLO 30 vs Victory V40 – Il suono al centro di tutto - 13. Novembre 2024
- Intervista a Giorgio Secco, storico chitarrista di Eros Ramazzotti - 6. Novembre 2024