Dopo corde roundwound vs flatwound, oggi è la volta di corde sottili vs corde spesse. Le prime sono più comunemente utilizzate in combinazione con uno stile più aggressivo e sregolato sulla tastiera mentre le seconde sono legate solitamente a generi più educati e puliti. Vi presentiamo uno studio scientifico sulla base di analisi spettrali per determinare una volta per tutte la più importante delle domande su queste corde: suonano davvero diversamente? E soprattutto: quali sono le migliori? 

Seguito di una prima analisi sulle differenze tra corde Roundwound e Flatwound la redazione di Planet Guitar ha deciso di riproporre il formato “analisi scientifica” anche per quanto riguarda una delle variabili più importanti di una corda: il suo calibro. Sì, ne abbiamo già parlato, ma mai così! Abbiamo proposto un’analisi qualitativa sul calibro, e abbiamo provato a sposare entrambe le scuole di pensiero domandandoci quando fossero migliori le corde spesse e quando fossero migliori le corde sottili

A differenza dello studio sul tipo di avvolgimento, che ad una prima analisi poteva sembrare strettamente legato al suono più che al feel (abbiamo visto insieme che non è così), il cambio calibro modifica tutta la suonabilità ovviamente, mentre per quanto riguarda il suono non siamo sicuri cambi qualcosa, ma per fortuna fra poco lo scopriremo.

Come funzionano le corde della chitarra?

Per comodità ripropongo la medesima descrizione dei principi che stanno dietro all’interazione tra corde e pickup presente nel precedente articolo della mini-serie. 

Le corde della chitarra, seguendo leggi fisiche, vibrano a determinate frequenze producendo note musicali. La corda pizzicata farà vibrare la tavola armonica che a sua volta amplificherà il suono. Questo è il funzionamento rudimentale di una chitarra acustica o classica, la cui amplificazione dipende dalla cassa di risonanza e dalla tavola armonica. La chitarra elettrica non funziona in questo modo: le corde di una chitarra elettrica sono infatti ferromagnetiche e il loro movimento produce una variazione di campo magnetico che viene catturata dai pickup. Maggiore sarà il diametro della corda e maggiore sarà il suo volume (la variazione di campo magnetico). È per questo che mute di corde di diametri diversi (e materiali diversi) hanno diverse proprietà sonore.

Nel caso del test di oggi la variabile sulla base della quale testeremo le corde sarà appunto il calibro delle corde.

Calibro

L’unica differenza tra le corde utilizzate per il test di oggi è il calibro, ovvero lo spessore delle corde (ad avvolgimento ultimato per quanto riguarda quelle avvolte E, A e D). L’ipotesi principale è che muovendo più massa nel caso delle corde a calibro maggiore otterremo a parità di distanza dal pickup, un output maggiore. Difatti un dettaglio fondamentale da sottolineare è che il nostro liutaio di fiducia se dovessimo cambiare calibro di corde e rifare un setup, in caso di calibro maggiorato, provvederà ad abbassare l’altezza dei pickup in modo tale da compensare per l’aumento di volume.

Corde selezionate per il test

Le corde selezionate per il test sono entrambe mute provenienti dalla casa produttrice di corde e accessori per chitarra D’addario. Il modello utilizzato per testare corde con un calibro sottile è il seguente (muta da 9):

Daddario EXL120

Daddario EXL120

Valutazione dei clienti:
(1759)

Mentre il modello di corde utilizzato per testare corde con un calibro maggiore è il seguente (muta da 11): 

Daddario EXL115

Daddario EXL115

Valutazione dei clienti:
(563)

Entrambe le mute di corde utilizzate per il test hanno avvolgimento roundwound e sono del tipo Nickel Wound (il più tipicamente utilizzato), ovvero costituite da un nucleo in acciaio ed un avvolgimento in acciaio placcato nickel.

Il test è stato svolto su una Schecter Nick Johnston HSS stock. Le tracce audio sono state registrate utilizzando una scheda audio Audient id14mkll e il canale pulito del plug-in SLO100 della Neural-DSP.

Schecter Signature Nick Johnston HSS AF

Schecter Signature Nick Johnston HSS AF

Valutazione dei clienti:
(18)
Audient iD14 MKII

Audient iD14 MKII

Valutazione dei clienti:
(274)

Differenze di feeling

Innanzitutto parliamo delle differenze a livello di sensazioni. Ho sempre provato tipologie diverse di corde e sperimentato con i diversi calibro presenti sul mercato. Le mute da 9 e 11 rappresentano gli estremi per quanto riguarda le corde più comunemente utilizzate. Ultimamente sul mercato abbiamo notato un rapido aggiungersi di mute meno ortodosse come quelle da 8 e da 12, ma le differenze che cerchiamo sono identificabili anche nelle più tradizionali.

Di seguito le principali differenze fra le due tipologie di corde:

  •  Tensione: la prima e sostanziale differenza è la tensione delle corde. Ovviamente la muta da 11 risulta molto più tesa, i vibrati sono più lenti e meno ampi, i bending sono più difficili, ma più precisi, come per gli slide. La muta da 9 a livello di feeling è l’estremo opposto: tutto risulta più semplice, ma al costo della precisione. Chiaramente più la corda è morbida più la mano deve essere esperta nel gestirne l’escursione nelle tecniche sopra citate. Le differenze ci sono e sono apprezzabili fin da subito, ma una regola non esiste: chi ha la mano più pesante potrebbe apprezzare le corde più spesse che rendono tutto più controllabile oppure potrebbe adorare corde sottili che permettono di “esagerare” tutto.
  • Sustain: la seconda notevole differenza che ho riscontrato tra le due tipologie di corde, dopo più di un mese di prova, è il sustain: corde più spesse vibrano più a lungo, è una questione meccanica da cui non si può scappare. Si può dire che tutto ciò si nota soprattutto sui puliti dove attacco (più veloce nelle corde più spesse perchè più tese) e sustain non sono aiutati dalla distorsione dell’amplificatore.  
  • Durata: una differenza, purtroppo o per fortuna, inesistente è la questione della durata. Le corde non avendo differenze per quanto riguarda materiale o avvolgimento, logicamente non hanno differenze per quanto riguarda il livello di corrosione della corda dopo un mese di utilizzo.

Le corde risultano già abbastanza dissimili dopo questa prima analisi sul feeling. Le distinzioni, soprattutto per quanto riguarda la suonabilità a causa della tensione, sono molto marcate e modificano senza scuse il playing del chitarrista. Approfondiamo nel prossimo paragrafo le modifiche timbriche che un calibro più spesso o più sottile possono portare al suono della nostra chitarra.

Differenze di suono

Le differenze ci sono, e si sentono! Sebbene non paragonabili alle differenze di feeling sotto le dita, le differenze sonore sono lampanti:

  • Maggiore presenza della fondamentale per le corde a maggior calibro 
  • Maggiore presenza di armoniche per le corde a maggior calibro, più in generale un suono più “scarico” nelle corde più sottili.
  • Un transitorio nettamente più presente nelle corde da 11 rispetto a quelle da 9

Queste differenze saranno apprezzabili nei campioni audio presenti nel prossimo paragrafo, ma per ora mi limiterò a descrivere brevemente quelle che sono le mie impressioni.

Per quanto riguarda il suono distorto ho nettamente preferito le corde da 9 (ovvero quelle più sottili). Più controllabili, meno “ingolfate” e più nitide, con sustain e attacco rinforzati dal distorto. Essendo la muta da 9 per sua natura più scarica di armoniche si combina meglio con il distorto che va ad arricchire di molto il suono, evitando di esagerare e perdere in definizione.

Tuttavia quando le corde sono in una situazione di suono pulito le corde più spesse hanno le caratteristiche sopra citate mentre la muta da 9 è risultata troppo sottile a livello sonoro.

Trovate sotto due analisi spettrali di un E basso plettrato a vuoto per entrambe le corde.

Spettro della corda di E basso, muta da 11
Spettro della corda di E basso, muta da 9

La differenza maggiore è rappresentata dal maggior volume generato da corde più spesse e conseguentemente una maggior quantità di armoniche.

Questo piccolo test non vuole essere una prova scientifica, ma un esperimento per avere dati alla mano quando si parla di differenze oggettive. Un analisi di questo tipo non può dire niente su come potrebbero rispondere queste corde se foste voi a suonarle.

Test audio

Vorrei condividere infine ora una breve comparativa audio tra le due mute così che possiate giudicare voi stessi. La cosa più intelligente da fare per rendere più evidenti le differenze è stata testare 3 setting diversi (strumming, fingerpicking e lead line) con un suono pulito e un riff con suono distorto.

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Strumming Neck+Middle 11.wav
Strumming Neck+Middle 9.wav
Strumming Neck 11.wav
Strumming Neck 9.wav
Riff Clean Neck+Middle 11.wav
Riff Clean Neck+Middle 9.wav
Riff Clean Neck 11.wav
Riff Clean Neck 9.wav
Fingerpicking Neck+Middle 11.wav
Fingerpicking Neck+Middle 9.wav
Fingerpicking Neck 11.wav
Fingerpicking Neck 9.wav
Dist Neck+Middle 11.wav
Dist Neck+Middle 9.wav
Dist Neck 11.wav
Dist Neck 9.wav
Open G 11.wav
Open G 9.wav

Come nel caso dell’articolo precedente sulla tipologia di avvolgimento delle corde, si potrebbe svolgere uno studio più approfondito sulle differenze di suono, ma è chiaro che le maggiori differenze apprezzabili tra queste tipologie di corde siano quelle più soggettive, ovvero il feeling, la tensione sotto le dita e l’esperienza di suono. 

Nonostante le differenze di suono soprattutto per quanto riguarda le frequenze basse, ovvero un’esaltazione della fondamentale per le corde a calibro maggiore, e le differenze di nitidezza sul distorto, la vera differenza è apprezzabile, come nel caso di Roundwound vs Flatwound, principalmente dal musicista.

Non posso far altro, come sempre, che invitare tutti i curiosi a provare e sperimentare con diverse tipologie di corde per poter dare nuova vita e ispirazione ai propri strumenti! 

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Alessandro Orsatti