Un crocevia di storie, ambizioni e una profonda amicizia: quando si parla di leggende quali Maurizio Solieri e Ricky Portera si rimane stupiti di come siano riusciti a fermare il tempo con la loro musica. Forse sono le passioni, quelle autentiche, quelle che trascinano a frequentare l’impossibile ad averli resi degli Highlander, immortali come due dei loro brani più famosi, Canzone e Canzoni alla radio, che per uno scherzo del destino hanno un titolo simile, quasi a evocare ancor maggiormente l’incredibile empatia reciproca. Un destino che li ha messi faccia a faccia tanti anni fa, quando erano appena giovanotti, e li fa ancora abbracciare oggi, dentro e fuori dal palco.
Con “Crossroads”, la rubrica di Planet Guitar dedicata agli incroci leggendari tra grandi artisti, andiamo a rivivere la loro epopea, prima di dare uno sguardo alla carriera del guitar hero che più di tutti ha legato il suo nome a quello di Vasco.
Amici inseparabili
In memoria di Guido, nel nome di Vasco
“Nel 1979, mentre stavamo registrando il brano Colpa d’Alfredo, Elmi era al telefono con una fan di Vasco. Lei chiedeva disperatamente di parlare con lui, ma Guido continuava a dire che non era in studio. Allora lei infastidita gli chiese: ‘ma tu chi sei?’, e lui rispose: ‘sono Steve Rogers!’, (risate). Così da quel giorno ci siamo chiamati Steve Rogers Band. Quel nome era diventato uno scherzo frequente tra noi, ne eravamo talmente affezionati da sceglierlo per la band”. Estratto da intervista di Paolo Sburlati per Guitar Club, 1994.
Visionario, incostante, determinato, entusiasta, lunatico, esteta, schivo, lungimirante, burbero, precursore, padre-padrone. Descrivere Guido Elmi, musicista, produttore e arrangiatore non è per niente semplice. Certamente è noto per essere stato il manager factotum di Vasco Rossi e per aver condiviso con lui gli immensi trionfi e alcune tragedie che hanno segnato la carriera del grande rocker italiano. Guido è stato ovviamente legatissimo al più importante chitarrista della storia del Blasco, Maurizio Solieri, con il quale si è catapultato anche nell’avventura della Steve Rogers Band.
Uno dei momenti più toccanti dell’incredibile amicizia che unisce proprio Solieri a Ricky Portera è il commovente tributo della coppia a Elmi, scomparso all’improvviso, pur se minato da una grave malattia, il 31 luglio del 2017.
Come gemelli, da sempre e per sempre
“Appena dopo la metà degli anni Settanta, all’epoca di Punto Radio, usai anche una Gibson SG Special di proprietà di Ricky Portera, che già era un amico da quando avevamo 15 anni e siamo ancora amicissimi”. Estratto da intervista di Riccardo Yuri Carlucci per Planet Guitar, 2024.
Tenutosi in occasione della serata finale di Bologna Musica d’Autore al Teatro Celebrazioni, l’omaggio a Guido Elmi è qualcosa di straordinario.
Veder sfilare a mano a mano canzoni quali Bollicine, Brava, Cosa c’è, Brava Giulia, C’è chi dice no (con un breve, ma intenso wah wah di Solieri), Gli angeli (con Portera sugli scudi), La faccia delle donne, Acqua e sapone è impagabile, come è emozionante lo scambio chitarristico in Stupendo.
Commuove vederli vicini, con i visi sorridenti a un centimetro l’uno dall’altro, durante Siamo soli, e lascia con il groppo in gola il finale con Il re del bosco, illuminato pure dalla voce di Portera che, proprio insieme a Elmi aveva partecipato a una puntata di Red Ronnie per presentare l’album e la title track in questione.
Una serata indimenticabile per i due amici da una vita, i Jeff Beck & Eric Clapton nostrani, in gran spolvero con le loro inseparabili “Strato-Portera” e “Frankie”.
Una vita da ribelli, in missione per conto del rock
Frankie, ossia la “simil Stratocaster” che accompagna Maurizio dagli anni Ottanta: una sua “creatura” sempre in mutazione divenuta iconica, come la speciale Custom di Ricky, anch’egli connesso fortemente a Vasco grazie a Gaetano Curreri e gli Stadio e coautore, non dimentichiamolo, di Una nuova canzone per lei, nella tracklist dell’effervescente Cosa succede in città, un must per ogni fan del rocker di Zocca. In quell’album datato 1985 (come passa il tempo!) Solieri è compositore della musica dell’intensa ballata Dormi, dormi, uno dei piccoli capolavori da riscoprire.
Canzone, Ridere di te, Lo show e Canzoni alla radio: Maurizio e Ricky sono gli Angeli Custodi della chitarra rock italiana, la loro anima fragile e ribelle si riflette in questa manciata di brani senza tempo, che evocano la bellezza della musica leggera italiana.
Quanti eventi insieme e…non è finita qui!
“Ricky e Maurizio sono i miei idoli e maestri, hanno costantemente avuto qualcosa di nuovo da dire dal punto di vista chitarristico, come l’indimenticabile Alberto Radius. E poi, parlando di Solieri, io ho spesso assistito ai concerti di Vasco allo stadio di Firenze, e sono sempre rimasto colpito da come tutti i quarantamila fan presenti all’evento sapessero a memoria le note degli assoli di Albachiara, C’è chi dice no, Colpa d’Alfredo. Vorrà pur dire qualcosa!”. Giuseppe Scarpato
Dagli anni Settanta al nuovo secolo, fino alla frenetica epoca odierna, l’accoppiata Portera-Solieri non allenta mai le frequentazioni, mantenendo un’amicizia allegra ma profonda, basata su una reciproca stima.
Nelle loro esibizioni, dalla ormai famosa kermesse Notte delle chitarre (hanno suonato anche nei due dischi pubblicati) a una sterminata serie di eventi sparsi in tutta Italia, sono sempre spinti a dare il meglio, consci della loro caratura di “animali da palcoscenico”, abili a cogliere l’attimo con una nota magica.
Carpe diem, afferra il giorno, invitava già qualche decennio prima della nascita di Cristo il poeta latino Orazio, sollecitando contemporanei e posteri a rallegrarsi quotidianamente delle cose belle offerte dalla vita, ad apprezzare ciò che si ha dal momento che il futuro non è prevedibile. E i Maestri della chitarra hanno applicato questo concetto alla loro filosofia esistenziale. Una vita, come diceva Vasco, “spericolata”, aperta a ogni possibilità, pronti a sfruttare ogni occasione per condividere un amore incondizionato, quello per la sei corde.
Curiosi e sempre sulla cresta dell’onda, suonano come se non ci fosse un domani, godendosi ogni istante delle loro performance. E il loro futuro è sempre fruttifero, positivo: parafrasando una mitica serie televisiva, Attenti a quei due! Sono irrefrenabili, attingono dal proprio radioso passato usando una nuova tavolozza di colori, un caleidoscopio musicale che vedremo ad esempio nello spettacolo Notti Sonore, in programma quest’autunno, ove i due “ragazzacci” offriranno tutto il loro repertorio, dalle rock hit internazionali a quelle italiane, aggiungendo le loro canzoni, perchè, citando sempre il Blasco, Qui si fa la storia.
E a proposito di storia, quella di Maurizio Solieri è molto particolare. Andiamo a rivivere le fasi salienti di un chitarrista completamente autodidatta in grado di conquistare il mondo.
Maurizio Solieri: il maestro del nuovo rock italiano
Liberi…liberi, la chitarra come vocazione
“Ci fosse stato
Un motivo per stare qui
Ti giuro, sai
Sarei rimasto, sì
Son convinto che se
Fosse stato per me
Adesso, forse, sarei laureato”
Sliding doors, la libertà delle coincidenze. La carriera di Maurizio Solieri si sviluppa su una serie di occasioni sfumate. Da medico a chitarrista, le traiettorie del destino sono infinite e indecifrabili, ma a volte miracolose. Così, a un giovanotto emiliano di belle speranze si spalancano le porte della musica anziché quelle di una sala operatoria. La libertà della vertigine.
Lo storico artista nasce il 28 aprile 1953 a Concordia sulla Secchia (MO) e suona già bene a undici anni, dimostrando un talento immane. Dentro di lui vi è qualcosa di innato, un fuoco che brucia ogni volta che ascolta un nuovo disco. Si innamora degli Shadows, poi è il turno dei Beatles e degli Yardbirds. Rimane in seguito folgorato dai Cream, da Jimi Hendrix, i Led Zeppelin, gli Aerosmith, affascinato anche dal talento compositivo di Elton John e dei Queen.
Forma il suo primo gruppo, un power trio denominato Wave, mentre completa il suo iter scolastico e, figlio di un dottore, si iscrive a Medicina, quello parrebbe il suo futuro, proseguire la tradizione di famiglia.
Tuttavia, pur dando qualche esame, nel cuore batte sempre forte la passione per la chitarra. Fin dall’inizio si avvicina allo strumento da autodidatta, semplicemente ispirato dal suo estro, sfruttando qualche trucchetto insegnato da alcuni amici più grandi.
All’università non ingrana, la marcia in più ce l’ha con la Gretsch Chet Atkins Tennessean, uno dei suoi primi modelli utilizzati, prima di passare a una Fender Stratocaster, come possiamo ascoltare durante i tanti racconti e aneddoti presenti in questa bellissima intervista di Riccardo Yuri Carlucci a Maurizio per Planet Guitar.
Dopo un anno sabbatico e durante la conseguente chiamata per svolgere il servizio militare, il giovanotto comincia a frequentare Sergio Silvestri (recentemente scomparso, dalla sua penna affilata sono uscite hit del calibro di La strega), uno dei “puntautori”. Adottano questo nome, scelto per un’iniziativa volta a promuovere i cantautori locali che fanno capo a Punto Radio, anche altri due sconosciuti (per poco!), Gaetano Curreri e Vasco Rossi . E proprio quest’ultimo, nel corso di un viaggio a Milano in treno si innamora dello stile chitarristico di Solieri…
A Punto Radio, Maurizio, grande ascoltatore di album di ogni genere, tiene una rubrica di jazz, evidenziando la sua cultura musicale. Scorre il 1977, è l’epoca del gruppo Le Cinque Lire, ove si incrocia con l’“amicissimo” Ricky Portera, e delle registrazioni del primo disco del Blasco, …Ma cosa vuoi che sia una canzone…, pubblicato l’anno successivo. Solieri si ritaglia uno spazio interessante con la chitarra acustica in Ed il tempo crea eroi.
È l’inizio di tutto, finalmente si sente realizzato, ha maturato un gusto sopraffino e uno stile molto personale, riconoscibile all’istante e allo stesso tempo unico. Giovane e bello, virtuoso e ribelle come tutti gli eroi, ora può capire cosa significhi sentirsi davvero liberi, sulla strada giusta per la celebrità, facendo il mestiere che più si ama…
La lunga avventura con il Blasco
Un saliscendi di emozioni
“Liberi liberi siamo noi
Però liberi da che cosa
Chissà cos’è?
Chissà cos’è?
Finché eravamo giovani
Era tutta un’altra cosa
Chissà perché?”
Se l’arte oggettiva esiste, questo brano potrebbe esserne un esempio. E se esiste, essa si impone a noi da sola, senza la zavorra di chiacchiere, considerazioni, valutazioni: con Liberi…liberi, che contiene uno dei più bei “solo” di Solieri, sparisce in un attimo l’impero del Soggettivo. In questo caso un cantautore e un chitarrista si raccontano senza mezze misure, senza riserve per arrivare alla gente.
L’album Liberi liberi (1989) è la bellezza post consacrazione. Il successo arriva nel 1983, con Bollicine e la sua Vita spericolata, ma torniamo un attimo indietro…
Prima di tutto questo ci sono gli anni della gavetta, delle piccole soddisfazioni sul palco e nella sequela di dischi che innalzano Vasco Rossi a profondo cantore della realtà quotidiana. Da dolce innamorato in Albachiara e Non l’hai mica capito, a quel misto di politica, goliardia e teatro dell’assurdo affrontati con (per quello che ho da fare) Faccio il militare e Alibi , per sfociare nella trasgressione di Fegato, fegato spappolato, Colpa d’Alfredo e Asilo Republic fino alla ribellione scazzata di Siamo solo noi, Valium e Vado al massimo.
Blasco e la sua combriccola sono un gruppo di amici, carichi di allegria e senza ansia da prestazione, che tocca la notorietà a metà anni Ottanta, mantiene saldo il timone nonostante navighi in cattive acque all’epoca di C’è chi dice no, e raggiunge l’apoteosi in Liberi liberi, quando però tutto inizia a sfaldarsi e giunge il momento di un nuovo ciclo. Il vecchio si chiude con l’ultimo brano del disco, “Stasera!” guarda caso scritto nella parte strumentale da Solieri…
Gli ultimi trent’anni: dal successo della Steve Rogers Band fino a Modena Park
Lo scisma. Galeotto fu, in questo caso, Guido Elmi.
Nel momento top di Vasco, la sua band, sobillata dal produttore e conscia della propria potenzialità, lo abbandona per vivere un’altra avventura. Solieri sta nel mezzo, vorrebbe ancora poter gestire le due cose insieme, infatti partecipa con grande costrutto alle session di Liberi liberi, fino a lasciarsi convincere dal resto del gruppo. È il momento di Alzati la gonna, di un forte successo che tuttavia pian piano comincia a scemare…
Da allora comincia il tira e molla tra il Komandante e Maurizio, che torna per Gli spari sopra (sono sue composizioni la meravigliosa, forse troppo sottovalutata, Lo Show e Vuoi star ferma!, recentemente ripresa nel medley live negli stadi), si ri-stacca nel 1996, riabbraccia tutti nel 1999, importante consolatore nel momento della tragica scomparsa di Massimo Riva, e prosegue in Buoni o cattivi (2004) con l’impetuosa e “rollingstoniana” Rock ‘n’ roll show.
L’ambiente, però, non è più come prima. Maurizio vive male l’eccessiva americanizzazione del sound e della band, tutto è più professionale, ma anche meno sentito, alcune decisioni sembrano prese a tavolino e, forse, non sempre vengono dal cuore.
Il viaggio di Vasco Rossi sulla strada del successo comunque non conosce pause, con album sempre sorprendenti, lontano dalla prevedibilità e, soprattutto, una potenza live da lasciare inebetiti.
Le tensioni sono tuttavia costantemente presenti, un po’ come la brace che cova sotto la cenere, pronta a riaccendersi in ogni momento. La riconciliazione avvenuta con Vasco ha lasciato strascichi, il precedente tradimento pesa ancora come un macigno e Solieri paga anche le conseguenze di esser sempre stato troppo generoso e onesto, finendo in mezzo a una diatriba che avrebbe volentieri evitato, prendendosi infine le colpe di tutti.
Rimane con la “nuova combriccola” senza particolari sussulti fino al 2012, quando alcune sue dichiarazioni travisate diventano teatro di un’insanabile rottura e del conseguente allontanamento definitivo nel 2014. L’evento Modena Park di tre anni più avanti delude le aspettative, con la presenza del chitarrista al megaconcerto senza la giusta voglia, da parte di Rossi, di ricucire i rapporti con chi, con la sincerità che lo contraddistingue, ammette l’errore commesso e rimpiange la scelta fatta all’epoca della Steve Rogers Band.
Ma i grandi amori non finiscono mai, fanno giri immensi e poi ritornano: tra i due sembra essere rispuntato il sereno dopo la recente docuserie Il Supervissuto. I “ragazzi” si sono incontrati e hanno passato un pomeriggio insieme come vecchi amici.
Vivremo un altro capitolo di questa storia esaltante?
I gruppi, i progetti, gli album e le collaborazioni
Metti una sera live con Stef Burns e Billy Gibbons a Locarno, i gruppi Superjam, Class e il super trio con Franco Mussida e Dodi Battaglia, oppure una comparsata con Skin per una versione pazzesca di Summertime: Maurizio Solieri è sempre stato sorprendente e imprevedibile, e presto lo vedremo nella nostra rubrica speciale Le 10 Canzoni. Non sono mancati quindi show epici, da solo o in compagnia di grandi musicisti e chitarristi, eventi speciali dedicati alle sei corde, come abbiamo visto nei paragrafi rivolti alla sua partnership con Portera, oltre a innumerevoli collaborazioni con svariati artisti in sala d’incisione.
Certamente necessitano di un’ulteriore menzione i progetti con Fernando Proce e i Custodie Cautelari, ove si evidenziano ancora una volta le sue doti innate di arrangiatore, autore, produttore, e il lavoro svolto con la Steve Rogers Band (alcuni personaggi del gruppo fra cui il grande tastierista Mimmo Camporeale sono ancora in stretto contatto con il Nostro), quattro album di notevole livello tra l’82 e il ’90: I duri non ballano, il celebre Alzati la gonna, Steve Rogers Band e l’ultimo, molto variegato musicalmente, Sono donne, ispirato a power band del calibro di Bad English e Whitesnake e di sicuro meritevole di maggior successo.
Infine, per comprendere la sua arte in toto occorre soffermarsi sull’attività solista, con il brillante esordio, Volume I (2010) e i seguenti, effervescenti, tre dischi, pubblicati sempre a distanza di quattro anni, Non si muore mai (EP a nome Solieri Gang, 2014), Dentro e fuori dal rock’n’roll (2018) e Resurrection (2022, anno dell’uscita pure della sua autobiografia Questa sera rock ‘n’ roll. La mia vita tra un assolo e un sogno). Cosa bolle dunque in pentola per il 2026, caro Maurizio?
Le chitarre di MS
L’agognata America di Jimi Hendrix, il british blues di Eric Clapton (Il figlio di Maurizio, più che promettente batterista, si chiama Eric in suo onore!), Jimmy Page e Jeff Beck, ma anche la conterraneità di Alberto Radius, Franco Mussida e Nico Di Palo. Questi sono i guitar hero su cui Solieri ha plasmato il suo registro espressivo, con l’intuizione personale che ogni parte di chitarra debba essere sempre funzionale alla scrittura della canzone, alla melodia. Tutto questo background fa di Maurizio un re dello strumento senza renderlo per forza un solista ad ogni costo.
E per crescere, come accaduto, in tutti i livelli, il “bellissimo e abbronzatissimo” rocker emiliano ha usato diversi tipi di sei corde, dalle Hamer alle Charvel, ma pure le Jackson e Kramer.
Le chitarre più note di Maurizio Solieri includono la già citata, epica, Frankie, l’unica con il Floyd Rose, poi i marchi Fender, nei modelli Stratocaster, Telecaster, e Gibson, in particolare Les Paul, oltre ad alcuni esemplari di liuteria, che gli permettono di personalizzare lo strumento secondo le sue esigenze. Da ricordare certamente anche il modello signature Blade Texas Pro TE-MS/3TS-VL.
Solieri ha inoltre utilizzato e apprezzato chitarre acustiche come le Maton a 6 e 12 corde, la Larrivée e la mitica Landola “Jumbo”, usata per Gli spari sopra tour.
Durante le sue peripezie con Vasco, Maurizio si è trovato ad affrontare un “nuovo concorrente”, un gran virtuoso per certi versi realmente complementare alle sue attitudini: Andrea Braido. Ne è nata un’amicizia particolare, che li porta ancora ai giorni nostri ad esibirsi insieme su un palco.
Per “Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar che si nutre di questi incredibili incroci, si aprono le porte per un nuovo, indimenticabile viaggio nel fantastico mondo delle sei corde!
Stay tuned
To be continued…
Contenuti correlati:
* Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!
- I Maestri della chitarra rock italiana: Maurizio Solieri & Ricky Portera - 5. Ottobre 2025
- Vasco Rossi: 10 canzoni con il suo tocco inaspettato - 28. Settembre 2025
- Chitarre emozionanti: Ricky Portera & Giuseppe Scarpato - 21. Settembre 2025