ll protagonista di questa intervista è Niccolò Bossini, chitarrista, cantante e autore emiliano che da quasi vent’anni affianca Ligabue sia sul palco che in studio di registrazione. Lo abbiamo incontrato in uno dei suoi “rifugi” preferiti, il Temple Pub di Castelnovo di Sotto in provincia di Reggio Emilia. La sua è una bellissima storia da raccontare e siamo davvero felici di averla ascoltata e di poterla condividere con voi attraverso le sue parole.

Credits: Maurizio Bresciani

Planet Guitar: Partiamo dalla fine. Raccontaci l’ultimo anno vissuto con Ligabue

Niccolò Bossini: Il 2023 è stato un anno molto positivo. È uscito il nuovo album, abbiamo suonato a San Siro e all’Olimpico in estate e poi è partito il tour dei palazzetti con un preambolo di due date all’Arena di Verona in Ottobre. Abbiamo fatto ventinove date in Italia e una bellissima all’Hallenstadion di Zurigo in Svizzera.

È stato faticoso, ma molto molto bello! Erano anni che non mi imbarcavo in una tournée così lunga e c’era anche un po’ di sana preoccupazione all’inizio. Data dopo data abbiamo preso confidenza con lo show e gli ultimi concerti sono stati piacevoli come bere una Guinness! Un viaggio incredibile nel quale abbiamo incontrato molte persone e che ci ha regalato un ottimo riscontro emotivo. 

Anche il feeling sonoro è stato incredibile; siamo in tre chitarristi sul palco: Max Cottafavi, Fede Poggipollini ed io. La situazione è quindi poco usuale, ma noi ce ne freghiamo perché facciamo ciò che ci piace!

Planet Guitar: Effettivamente con tre chitarre la sfida sugli arrangiamenti non è semplice

N.B.: Abbiamo lavorato affinché tutto si incastrasse alla perfezione. Siamo tre musicisti molto diversi che si integrano molto bene fra loro. E’ stato fantastico il modo in cui siamo riusciti anche con tastiere e cori a supportare Luciano, che si è detto molto soddisfatto!

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Planet Guitar: Nei palazzetti si recupera anche una dimensione più “intima” e di vicinanza con il pubblico, rispetto ai grandi stadi…

N.B.: Questo è vero e te lo confermo. A capodanno abbiamo suonato all’aperto ad Alghero dove c’era davvero tantissima gente ed è stato ovviamente bellissimo. Dopo trenta date al chiuso ho però sentito la differenza di percezione del pubblico che si ha quando si suona nei palazzetti.

Planet Guitar: Adesso saliamo sulla macchina del tempo e torniamo al tuo esordio come chitarrista della band di Ligabue. Vorrei che ci raccontassi le tue sensazioni quando sei stato catapultato in questa realtà così grande ed importante…

N.B.: Ho iniziato a suonare con Luciano quando ero molto giovane. E’ successo tutto in modo un po’ rocambolesco… Erano mesi che si vociferava qui nella zona che Ligabue volesse rimescolare i musicisti della sua band. Una sera avevo un concerto con la mia cover band dell’epoca e con noi c’era un batterista sostitutivo che ci confessa di aver fatto un provino per entrare nella band di Ligabue. “Allora è vero”, mi sono detto! 

Ho chiesto ai miei contatti e sono riuscito ad arrivare a Luca Pernici, l’allora co-produttore dell’album Nome e Cognome che stavano per registrare. Lui mi dice che ero un nome sulla lista, perché un altro batterista con cui avevo lavorato e che aveva sostenuto l’audizione, aveva parlato di me. Luca chiude la telefonata dicendo “Ci vediamo fra due giorni”, dandomi una lista di cinque pezzi da preparare. 

Mi metto subito al lavoro rendendomi presto conto di non avere una strumentazione adeguata per l’importanza della situazione. Decido allora di chiamare Roberto Gandolfi, oggi conosciuto per aver fondato Vintage Authority, all’epoca mio allievo e grande collezionista di chitarre. Gli chiedo una mano e lui mi mette a disposizione tutto il campionario. Scelgo una Fender Telecaster del 1967, un Vox Ac30 del ‘64 o ‘65 e qualche bel pedale. Carico tutto in auto e corro alla mia vecchia sala prove con l’idea di chiudermi dentro e provare allo sfinimento la scaletta. 

Arriva il fatidico giorno e mi presento in studio. Mi stavano aspettando bassista e batterista, già lì per registrare le pre-produzioni di Nome e Cognome. Poco dopo arriva il produttore Barbacci ed infine Ligabue.

Credits: Maurizio Bresciani

Partiamo con Balliamo sul mondo, poi Vertigo degli U2 e quindi Ho perso le parole. Qui suono un arrangiamento che mi ero studiato il giorno prima…finito il brano, Luciano ferma tutto e mi dice: “Per me sei bravissimo e il provino può finire qui. Ci vediamo sicuramente qui in studio fra qualche giorno”.

Sono rimasto di sasso, incredulo. Ligabue se ne va e Barbacci insiste per suonare anche gli ultimi due brani. Io ormai non capivo più niente e non credo di averli suonati benissimo. [Ride]

Una settimana dopo è iniziata la mia avventura con la registrazione del disco e successivamente con l’ingresso ufficiale nella band. 

Fino a quel momento avevo cercato il “successo” lontano da qui, andavo spesso a Londra, suonavo in America e la cosa buffa è che la mia realizzazione nonché l’esperienza più importante della mia vita era a pochi chilometri da casa. 

Planet Guitar: Passiamo ad una domanda spinosa, quella dell’isola deserta! Scegli una chitarra, un pedale e un amplificatore…

N.B.: Sono tendenzialmente legato alla Telecaster. E’ stata la mia prima chitarra nel 1990 ed è la chitarra con la quale ho fatto il provino con Ligabue. Uno strumento che con il passare degli anni ho sentito sempre più mio, nonostante sia scorbutico e non semplice da suonare.

Quindi porterei la mia Tele Vintera, l’ultima che ho comprato.

Poi una M13 della Line6 così ho più soluzioni e devo dire che le modulazioni sono davvero molto belle, con un rapporto qualità-prezzo eccezionale.

Come ampli scelgo la mia Marshall JCM 900 e una cassa 1×12.

Fender Vintera II 60s Tele RW SNB

Fender Vintera II 60s Tele RW SNB

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Planet Guitar: Pensavo optassi per il rig dell’audizione…

N.B.: Penso che l’Ac30 funzioni molto bene e mi piace un sacco quando lo suono, ma alla lunga ho bisogno di tornare ad una sonorità Marshall.

Planet Guitar: Passiamo ad una domanda che regala sempre momenti unici e indimenticabili ai nostri lettori. Raccontaci un aneddoto significativo che ti è successo in questi anni di carriera.

N.B.: Quando mi chiedono di raccontare qualcosa penso sempre alla miriade di esperienze vissute, anche negli anni precedenti a Ligabue. A 18 anni ad esempio avevo una band, i Raw Power, e abbiamo girato tantissimo e anche lì ne sono successe di tutti i colori…ma tra tutte quelle che mi sono capitate indubbiamente la più divertente risale a qualche anno fa…

Eravamo a Palermo con Ligabue e dovevamo suonare al Velodromo. Si presenta un problema poco prima dello show. Eravamo in camerino, pronti per raggiungere il palco che si trovava dalla parte opposta; servivano due auto per accompagnarci ma ahimè la seconda non si trovava. Si fa molto tardi e parte l’intro… Saliamo in 8/9 su un’auto e partiamo alla volta del palco. I due americani della band, Michael Urbano (batterista) e Kaveh Rastegar (bassista) erano nel baule! Arrivati a destinazione corriamo sul palco per iniziare…siamo tutti posizionati e c’è Luisi, il tastierista, pronto per far partire il clic. Si accorge però di un piccolo dettaglio; mancano bassista e batterista!

Ce li eravamo dimenticati in macchina! Per fortuna che Kaveh era riuscito a saltar fuori dal bagagliaio, aprire le porte ed uscire dall’auto. L’altro problema è che la sicurezza non li faceva passare perchè non sapevano chi fossero, quindi hanno dovuto attendere l’intervento del nostro manager che li ha fatti entrare e sono finalmente riusciti a salire sul palco, incazzati neri! 

Planet Guitar: Ok Niccolò, hai vinto tu con questo racconto! Sfido i nostri prossimi ospiti a fare di meglio. Possiamo chiudere qui! Grazie mille per la tua disponibilità e a presto.

N.B.: Grazie a voi è stato un piacere anche per me! Ci vediamo in giro.

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