L’armonia rischia di rimanere solo un argomento teorico se non si cerca di applicarlo fin da subito al proprio strumento. D’altronde non sono nate prima le regole di armonia e poi la musica suonata, è stato esattamente il contrario.

scala Maggiore

Ad un certo punto della storia è sorto un quesito: perché alcune cose suonano gradevoli al nostro orecchio ed altre meno? La maggior parte dei corsi di armonia inizia illustrando matematicamente la serie armonica e quali leggi pitagoriche e fisiche risiedono dietro questo vastissimo mondo. Questo sicuramente è un argomento affascinante ed appassionante. Ma se parliamo di pura pratica, tale aspetto può passare un attimo in secondo piano. Cercherò di ridurre il contenuto di questo workshop agli argomenti che sono realmente importanti ed indispensabili per noi musicisti.

Workshop – La scala Maggiore

1. Il Sistema Dodecafonico

La musica occidentale si basa sul sistema dodecafonico ed il sistema temperato equabile. Possiamo distinguere dodici suoni distanti tra di loro intervalli di semitono. Questi dodici suoni formano la famosissima scala “cromatica” (chromos = colore in greco). Nel sistema temperato, il semitono è l’unità più piccola, cioè la minima distanza che possiamo trovare tra due note. Non in tutte le culture si utilizza tale sistema, ad esempio nella musica gamelan asiatica. Lì esistono sistemi tonali come lo slendro o il pelog, che utilizzano intervalli completamente diversi. Esplorando tutti i sistemi musicali del mondo, potremo facilmente incorrere in intervalli leggermente più piccoli o più ampi del nostro semitono.

Ma torniamo alla nostra scala cromatica, qui annotata a partire da C:

scala maggiore
Scala Cromatica del Sistema Temperato Equabile
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Scala Cromatica del Sistema Temperato Equabile

Con questa prima scala si ha già a che fare con i primi segni musicali: i diesis, che alzano le note di un semitono, e i bemolle, che le abbassano di un semitono. Se si annota la scala cromatica in senso ascendente, si usano i diesis, in senso discendente si usano i bemolle. Vedremo il perché nel corso del workshop.

Analizzando la scala possiamo dedurre che il F# suona come un G. Di conseguenza, le due note condividono un tasto del pianoforte (così come un tasto della chitarra). Avrete anche notato che tra il E e il F e tra il B e il C troviamo già una distanza di semitono: quindi non abbiamo la necessità di usare i segni di alterazione.

2. La Scala Maggiore

Se dalla scala cromatica escludiamo le note alterate (note che sono state modificate dai segni di alterazione), otteniamo la scala di C maggiore. La scala maggiore, dal XVI secolo, è la più diffusa nel mondo musicale occidentale. Ovviamente non è l’unica scala che abbiamo a disposizione, ma di questo parleremo più avanti. Questa scala eptatonica (costituita da sette suoni) consiste in un susseguirsi di intervalli di tono e semitono disposti come segue:

Scala di C Maggiore

Il suono di questa scala dovrebbe essere già familiare a tutti:

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Scala di C Maggiore

Passiamo ad analizzare la distanza, espressa in toni e semitoni, che intercorre tra le varie note delle scala:

C   T    D  T     E    ST    F   T      G     T        T    B   ST  C’

Sul pentagramma:

In sintesi: la scala maggiore è composta da intervalli di tono, tranne per gli intervalli che troviamo tra la terza e la quarta nota e tra la settima e l’ottava nota che sono invece di semitono.

Ma perché è così? Per rispondere in modo esaustivo a questa domanda, dovremmo approfondire questioni di psicoacustica, ma probabilmente il tutto ai fini pratici sarebbe anche inutile. Per aiutarci a comprendere l’armonia, possiamo quindi limitarci a dire che gli intervalli di semitono hanno una grande “forza di attrazione”, ovvero ci danno una sensazione di tensione. Il B, ad esempio, ci “spinge” fortemente verso il C. Percepiamo proprio la necessità di risolvere verso la fondamentale (nota da cui origina la nostra scala).

Probabilmente ci porremo spesso la domanda: “Perché è così?”. Come ho già detto prima, per esaurire adeguatamente queste curiosità bisognerebbe far riferimento alla psicoacustica e a cosa generano questi suoni nella nostra mente.  Per semplicità, dovremmo accettare il fatto che gran parte di ciò che percepiamo come “bel suono” non è altro che il frutto di abitudini di ascolto. Ad esempio, fino al XV secolo l’ intervallo di terza era considerato dissonante, e fino all’inizio del XX secolo anche i caratteristici accordi a 4 voci del jazz erano considerati tali.

Per questo, consiglio di non porsi troppi quesiti all’inizio perché altrimenti ci si perde rapidamente in dettagli infiniti.

In sintesi possiamo dire che:

  • La scala maggiore ha sette note
  • Troviamo una distanza di semitono tra le note 3 e 4 e 7 e 8 (o 1), tutti gli sono intervalli di tono
  • Tra le note E e F e B e C ci sono “naturalmente“ intervalli di semitono

Acquisite queste conoscenze, sorge spontanea un’altra domanda: “In C funziona così, ma che dire delle altre tonalità?”. Ebbene, facciamo un esempio in G maggiore e costruiamo la nostra scala da G in poi:

Prima “senza”… poi “con”…

Analizziamo la situazione facendo riferimento alle tre regole che ci siamo dati in precedenza:

Anche qui ci sono sette note e tra il 3° e il 4° grado, cioè B e C, c’è un intervallo di semitono. Ma il 7° e l’8° grado distano tra loro un tono (e non un semitono come abbiamo visto in precedenza). La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che tra il 6° e il 7° grado troviamo un intervallo di semitono, dove in realtà non dovrebbe esserci!

Ascoltate il seguente esempio, prima senza il diesis (scala sbagliata), poi la scala maggiore corretta con il diesis. Prestate attenzione a ciò che può sembrare un po’ strano nel primo esempio, che in pratica suona diverso da ciò che siamo abituati a sentire.

Problemi su problemi, ma c’è una soluzione. Abbiamo i nostri piccoli aiutanti, le alterazioni: i diesis e i bemolle. La nota tra le due aree problematiche è il F.

Cosa succede se alziamo il F a F# con l’aiuto di un diesis? Abbiamo ripristinato l’intervallo di tono tra il 6° e il 7° grado, e anche il mezzo tono tra il 7° e l’8° grado. Ora che abbiamo soddisfatto tutti i criteri sopraelencati abbiamo la nostra scala di G Maggiore corretta:

Scala di G Maggiore

Ascoltate il seguente esempio, prima senza il diesis (scala sbagliata), poi la scala maggiore corretta con il diesis. Prestate attenzione a ciò che può sembrare un po’ strano nel primo esempio, che in pratica suona diverso da ciò che siamo abituati a sentire.

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Prima “senza”… poi “con”…]

Facciamo un altro esempio. Creiamo una scala di F Maggiore, ecco la nostra scala di F:

In questo caso, i problemi sono i medesimi: c’è un intervallo di tono tra il A e il B, dove non dovrebbe esserci, e un intervallo di mezzo tono tra il B e il C, anch’esso non in linea con i nostri criteri. Quindi dobbiamo andare a modificare il B. A questo punto usiamo l’altro segno di alterazione, il bemolle, per abbassare la nota B a Bb… In questo modo abbiamo soddisfatto le regole per formare la scala maggiore. Vi presento la scala di F maggiore:

Scala di F Maggiore

Andiamo ad ascoltare:

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Scala di F Maggiore

A questo punto, vorrei darvi il compito di provarci con tutte le tonalità in modo da fare un bel pò di pratica.

  • L’ottava nota della scala deve essere ancora una volta la nota fondamentale della tonalità, cioè se avete costruito la vostra scala, con i toni ed i semitoni ma l’ottava nota non corrisponde alla prima, qualcosa è andato storto.
  • Fidatevi del vostro orecchio, suonate la scala. Ognuno di voi conosce il suono della scala maggiore così bene da poter percepire eventuali errori.

Riassumendo: Ora conosciamo le ragioni per cui abbiamo bisogno delle alterazioni in musica e perché ognuna delle dodici tonalità conosciute dal nostro sistema ha diverse alterazioni (il C maggiore è l’unica tonalità priva di alterazioni). Indipendentemente dalla nota di partenza della nostra scala maggiore, dobbiamo garantire la presenza di intervalli di tono e semitono precisamente nei punti in cui sono richiesti, altrimenti non otterremo il familiare suono di questa scala.

Per maggiore chiarezza, vorrei ora mostrarvi tutte le tonalità con le relative alterazioni in chiave (PDF da scaricare).

Come si può notare, le scale sono state disposte in base al numero di diesis e poi di bemolli. Oltre a questo, è bene notare che in una scala maggiore i diesis e i bemolli non compaiono mai insieme.

Inoltre, è consuetudine segnare le alterazioni necessarie all’inizio del pentagramma, se l’intero brano è nella tonalità indicata. In questo modo si evita di dover inserire ogni volta le alterazioni vicino alle note. Ad esempio D Maggiore (F e C i due diesis presenti).

Scala di D Maggiore con Alterazioni in Chiave

E a cosa mi serve tutto questo? Mio Dio, quante volte ho posto questa domanda al mio insegnante di musica, completamente innervosito, fino al giorno in cui ho incontrato tutti questi argomenti in una situazione pratica. Ci sono molte occasioni, nella vita di un musicista, in cui possiamo trovarci davanti ad uno spartito:

  • Dovete suonare qualcosa a prima vista, cosa abbastanza comune in una big band, lavori di teatro musicale o le band come quelle che forniscono l’accompagnamento musicale negli eventi live dei casting show. Basta una rapida occhiata all’inizio della battuta e si sa quali note sono alterate, il direttore musicale vi ringrazierà e sicuramente non verrete licenziati.
  • Vedete un foglio con tre bemolle davanti a voi, siete felici come una pasqua perché in quella pagine non dovete suonare nulla, vedete solo i simboli degli accordi, ma poi arriva questa voce da fuori campo: “Suonate otto battute di assolo!”. Ora ci sono due possibilità: o riuscite a capire la tonalità in base agli accordi, oppure sapete che tre bemolle significano Eb maggiore, quindi non potete sbagliare con una scala pentatonica di Eb maggiore.

Esercizi Utili

Un workshop di armonia di questo tipo si comprende piuttosto facilmente, ma la padronanza completa si ottiene solo con la pratica. Ecco perché vi darò alcuni compiti, o chiamiamolo quiz, in preparazione al prossimo episodio:

  • Come si chiama la scala cromatica che parte da C?
  • Dove si trovano gli intervalli di semitono in una scala maggiore?
  • Qual è la scala di Ab Maggiore?
  • Quanti diesis ha Mi Maggiore e quali sono le note interessate da questa alterazione?
  • Quanti bemolle ha la scala di Eb maggiore e quali sono le note interessate da questa alterazione?

Per oggi basta così. Spero di essere riuscito a chiarire qualche dubbio sulla teoria musicale e magari di aver tolto un pò quel velo di paura che avvolge questo argomento! In ogni caso, ci vediamo nella prossima puntata, che tratterà intervalli e accordi!

Fino al prossimo incontro, vi auguro tutto il meglio.

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