Espressione e autenticità. Nella prima deve cogliersi la seconda, occorre essere autentici per poter esprimere il proprio mondo poetico. Lo sanno bene Ricky Portera e Giuseppe Scarpato, due chitarristi con un cuore grande così. Eclettici virtuosi convinti che un’opera non debba esaurirsi nella scrittura e nella tecnica in sé per poter comunicare. Curiosi, moderni e all’avanguardia, sempre pronti a sollevare il velo dell’abitudine senza mai tagliare i ponti con la tradizione. Amici da una vita, i loro incontri incarnano l’essenza di “Crossroads”, la serie di Planet Guitar dedicata agli incroci tra grandi eroi delle sei corde. Sipario!

Ricky Portera e Giuseppe Scarpato on stage a Suzzara, durante lo spettacolo Rock delle Chitarre, 2023. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato © Marco Baldi

Gli Arcangeli del rock italiano

Due amici in musica

Ricky Portera e Giuseppe Scarpato sono indubbiamente due pilastri del rock italiano, famosi per il loro lavoro con Lucio Dalla ed Edoardo Bennato e per tanti altri progetti, solisti o di gruppo che hanno evidenziato stile, scrittura e virtuosismi. Due guitar hero moderni che hanno sempre saputo stare al passo coi tempi, due grandi amici capaci di scambiarsi emozioni sul palco ormai da più di vent’anni, dal primo, indimenticabile incontro del 2003 fino al recente show benefico Burning Guitars di fine 2024 al Teatro Puccini di Firenze, insieme ad altri Re delle sei corde quali Federico Poggipollini e Riccardo Onori

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Tutto inizialmente nasce grazie alla Notte delle Chitarre e ai Custodie Cautelari di Ettore Diliberto, un evento, una band e un leader molto importanti per i talenti nostrani. Negli anni la collaborazione tra il gruppo e i due chitarristi prosegue, si evolve e, fra le numerose iniziative, nel 2016 ne arriva pure una dedicata a un artista indimenticabile, Lucio Battisti, che vede la partecipazione addirittura di Mogol.

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Ma andiamo con ordine, cominciamo a raccontare la storia dall’inizio, quando Giuseppe incrocia Ricky per la prima volta…

Fratellone e fratellino

Subito un’affinità elettiva incredibile 

Galeotto fu un primo maggio di tanti anni fa in piazza San Giovanni a Roma: da quel momento io e Ricky abbiamo cominciato a frequentarci. Venni infatti notato da coloro che all’epoca rappresentavano il nucleo primordiale della Notte delle Chitarre, e così dal 2003 iniziai a partecipare a questo progetto, registrando un disco a Milano, negli studi di Radio Italia, ed esibendomi nei vari live fino ai giorni nostri, anche nei numerosi eventi collegati, collaterali o di nuova sintesi, da Giants of Guitar a Rock in Teatro. Ovviamente, spessissimo, al mio fianco tra i tanti virtuosi c’era Portera, l’eroe della chitarra, ispirazione massima per me insieme a Solieri e Radius”. 

Giuseppe e Ricky, ma non solo. Oltre ai Titani citati da Scarpato, gente che ha permesso a leggende quali Vasco Rossi e Lucio Battisti di volare alto nel mondo del rock italiano, anche personaggi del calibro di Cesareo, Max Cottafavi e Luca Colombo fanno parte del “gruppo della chitarra nella musica importante del Bel Paese”. 

Ciascuno di loro è legato a un grande artista, tuttavia allo stesso tempo ha una forte individualità, un carisma potente tale da poter vivere anche al di fuori del successo di queste celebrità. 

E in particolare Scarpato e Portera hanno trovato un’incredibile affinità elettiva, grazie a una serie di virtù particolari, una sorta di qualità capaci di renderli immortali, sempre al passo con i tempi. 

Modernismo, avanguardia, curiosità li hanno trasformati in veri animali da palcoscenico, autentici sciamani degli spettacoli dal vivo e al tempo stesso instancabili professionisti da studio, leader o illustri session man per una serie innumerevole di dischi che hanno fatto la storia: i primi lavori degli Stadio non sarebbero stati gli stessi senza la mano di Ricky Portera, mentre Giuseppe Scarpato si è sempre distinto anche per produzioni e sonorizzazioni, vincendo pure una Targa Tenco nel 2021 per l’album Ad esempio a noi piace Rino del collettivo Isola Tobia Atypical Club

Due così, quando si esibiscono insieme, promettono sempre scintille, capaci di dare nuove vesti pure ai classici della musica leggera italiana: date loro una Strato e una Les Paul e vi faranno volare oltre l’orizzonte, come in questa versione strabiliante de Il nostro caro Angelo, contraddistinta da un incedere ipnotico e ammaliante fino a un sorprendente, emozionante crescendo chitarristico, culminato in un “solo” di wah-wah.

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2003-2025: breve cronistoria di alcuni incroci epici

“Portera mi è sempre piaciuto tantissimo e vi è inoltre un forte feeling anche dal punto vista umano e personale. Da ragazzino entusiasta della musica e  chitarrista in erba pieno di passione era il mio fermo punto di riferimento. Ora siamo grandi amici: lui mi chiama fratellino e io fratellone proprio per questo fatto anagrafico anche se poi Ricky per me rimane il più giovane e figo di tutti, perché si è costantemente messo in discussione, non smettendo mai di studiare e sperimentare e risultando il più moderno in ogni decade. Non si è mai fermato, adagiato sugli allori e avrebbe potuto permetterselo. Pochi lo sanno, ma è l’unico musicista ad aver vinto un Telegatto”.

Scarpato & Portera together: vent’anni di grande musica insieme. Dalle session per il disco Notte delle chitarre (oltre al già citato album del 2003 se ne è aggiunto un altro nel 2010, intitolato Anniversario) ai prossimi, imminenti incroci autunnali, per continuare a dar linfa ai festival dedicati alle sei corde. Tra un passato indimenticabile e un futuro radioso, pieno di nuove avventure, ci sono stati tanti eventi straordinari da rammentare, disseminati ormai in più di due decadi. Proviamo a ricordarne qualcuno. 

Portera e Scarpato sul palco a Flumeri per una data de La Notte delle Chitarre, 2008. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato 

Sicuramente l’immagine che immortala uno dei primi show insieme, in un roboante fine anno del 2008 a Flumeri (AV), con Ricky e l’allora inseparabile Ibanez e Giuseppe in una rara esibizione con la PRS McCarty del ’96 (la possiede tuttora!) ben evidenzia l’intensità dei due profili, concentrati nel produrre sempre musica ai massimi livelli, come sono memorabili le date in Sicilia (Trabia, PA) nel 2014 con Mario Schilirò e nel bresciano in compagnia di Solieri (Adro, 2015) per la kermesse Giants of Guitar. 

Un’altra tappa importante da citare è quella del 26 agosto 2016 a Scurcola Marsicana (AQ), ove i due estrosi si esibiscono sul palco insieme ai fratelli Tommy e Filippo Graziani per un omaggio alla musica di Ivan Graziani. Un momento difficile, ad appena due giorni dal sisma che ha colpito il centro Italia, si trasforma in un commovente e generoso concerto con i proventi destinati alle vicine zone colpite dal terremoto. 

Giuseppe Scarpato, Mario Schilirò e Ricky Portera “ripassano” le canzoni in scaletta nel camerino del teatro comunale di Catanzaro, dicembre 2023. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato 

Anche il concerto del 2018 ad Asti, in piazza Fabrizio de Andrè, per una Notte delle Chitarre espansa a ben dodici Re delle sei corde, lo speciale Rock in Teatro al Politeama di Palermo (2021), il Rock delle Chitarre a Suzzara (MN) e infine lo show di beneficenza Ondarock a Catanzaro con Schilirò (2023), meritano una menzione per l’energia, l’impegno e il sacrificio messi per esaltare la musica dal vivo, dove, ogni volta, qualcosa di nuovo, grande e irripetibile si genera unendo le forze dei singoli artisti. 

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I memorabili incontri con altri due protagonisti di “Crossroads”

Tra Ricky e Giuseppe c’è di mezzo…Stef!

Il senso della nostra rubrica “Crossroads” si coglie pienamente riflettendo sulla qualità e importanza artistica di questi magnifici incontri in musica, molto spesso frutto di coincidenze belle e inaspettate che cambiano la vita. Nella puntata precedente abbiamo parlato della grande sintonia tra Scarpato e Stef Burns: poteva mancare lo zampino di quest’ultimo nel racconto della “coppia” di questo episodio?

Stef Burns, Ricky Portera e Giuseppe Scarpato dal vivo a Suzzara per l’evento Rock delle Chitarre, 2023. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato © Marco Baldi

La domanda è ovviamente retorica: assolutamente no, perché quando i Numi della chitarra dall’alto del loro cielo, dal loro Olimpo a sei corde si mettono a lavorare, lo fanno bene e incrociano spiriti affini, virtuosi dalle doti incredibili. La favola si trasforma in realtà, ed il tempo, finalmente, diviene davvero galantuomo e, citando Vasco Rossi, crea eroi.

Così un “grande figlio di puttana” si trasforma in uno dei più grandi chitarristi dell’universo, un estroso californiano, munito di Strato e Les Paul, diventa “l’invincibile degli stadi” e un guaglione nato ai piedi del Vesuvio viene dichiarato per eccellenza e antonomasia ambasciatore della Gibson

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Giuseppe, Ricky e…Alberto!

E qui si torna alle origini di tutto, il CD Notte delle Chitarre vede i tre axemen suonare insieme in quattro canzoni, tra cui un entusiasmante remake de Il tempo di morire. Si tratta di registrazioni che fanno scoccare la scintilla e, negli anni, come abbiamo appena visto, Portera e Scarpato si incontreranno più volte per questa e altre cause. Anche Alberto Radius, il “Jimi Hendrix italiano” grande amico di entrambi, fa parte del progetto e il trio ha più volte occasione di salire sul medesimo palco. 

Giuseppe Scarpato, Ricky Portera e Alberto Radius imbracciano rispettivamente le proprie Schecter, Ibanez e Hamer in un guitar summit live a Collecchio (PR), 2012. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato © Eros Bolazzi

L’accoppiata Radius-Portera arriva anche a pubblicare …una sera con Lucio, un bellissimo album per omaggiare l’importante sodalizio vissuto rispettivamente con i due Lucio, Battisti e Dalla. E a proposito di Dalla, quanto è stato importante per la carriera di Ricky? Prepariamoci a rivivere i momenti salienti della vita artistica di un chitarrista unico, che è sempre riuscito a rinnovarsi e a superare tutti i momenti difficili affrontando con coraggio gli improvvisi cambiamenti della sua esistenza.

Ricky Portera: storia di un vero rocker

Dalla Sicilia con furore

Ricky Portera nasce a Messina il 12 maggio 1954. 

Figlio di un maresciallo, abbandona con la famiglia la Sicilia per Modena dopo soli due mesi e già da piccolino si appassiona di musica: a quattro anni si innamora, infatti, della batteria, la fonte del ritmo, proprio come Giuseppe Scarpato. 

In particolare, rimane folgorato dalla potenza dello strumento durante una festa a Vignola, il regno delle ciliegie nel cuore dell’Emilia, quando i suoi genitori dopo uno show di una band locale lo portano direttamente sul palco e comincia a suonare palesando doti innate, tra lo stupore dei presenti.

Esaltato ed entusiasta come non mai, prova a convincere i suoi familiari che le sette note sono il suo futuro. Tuttavia, ottiene “solo” un insegnante di sax, “sparito” dopo poche lezioni; decide allora di studiare canto, fin quando la madre lo avvicina alla chitarra, spiegandogli che avrebbe avuto anche l’opportunità di strimpellarla sulle spiagge di Messina nei loro ritorni al paese d’origine.

Spronato anche con la “forza” (si narra che un giorno la cara mamma vedendolo indolente l’abbia colpito tra capo e collo con la sua Eko cartonata di allora), il ragazzo è precoce in tutti i sensi: a undici anni accompagna già un gruppo negli strip club del modenese, venendo presto considerato un enfant prodige

Il 1969 si segnala per la sua prima avventura in una band, i Club72, mentre gli anni Settanta lo conducono, dopo grandi studi e sacrifici in nome della sei corde, al successo grazie a un gruppo e un cantautore storici… 

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L’epopea di Portera: dagli Stadio a Lucio Dalla

La chitarra per il giovane Ricky diventa una fissazione. L’amore per i Beatles gli allarga le vedute e poi si spinge su Hendrix, Led Zeppelin, Who e Jeff Beck, intrigato dalla musica dal vivo che a Modena spalanca le porte a John Mayall, agli Uriah Heep, mentre in breve tempo si sposta invece a Bologna per “colpa” di Gaetano Curreri e della band di cui faceva parte, Le Cinque Lire

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Sono ormai maturi i tempi degli Stadio (insieme a loro compone una serie di classici indimenticabili) e, ovviamente, della simbiosi artistica ed umana con Lucio Dalla, con il quale collabora per ben trentatré anni, lasciando il segno (e che segno!) nelle sue canzoni più famose, da L’ultima luna (1979) a Ayrton, brano caratterizzato, in un finale da brividi, da frasi liriche sognanti, bending lancinanti e un gran lavoro con la leva della sua Ibanez.

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La carriera solista e le principali collaborazioni

“Era il 1981, ed eravamo entrati in studio per incidere il primo disco degli Stadio, però io a quei tempi ero in tour con Eugenio Finardi, e avevo poco tempo per andare a suonare, così registrai delle chitarre solamente su una traccia di batteria. Quando Lucio le ascoltò, esclamò un epiteto, che naturalmente voleva essere un complimento: ‘Ma tu guarda quel figlio di puttana che, anche quando non c’è, ci lascia qualche idea su cui poter lavorare’“.

Estratto da intervista di Marco Bercella per Ondarock, 2014.

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Serve un assolo sentito e ispirato da parte di un chitarrista dalla mente aperta, con il fuoco che arde sempre nel profondo? Rivolgetevi a Ricky Portera, un uomo senza il minimo pregiudizio, ai servigi dei cantautori storici (Finardi, Ron e Venditti), delle regine del pop sofisticato (Loredana Bertè di cui era anche profondamente innamorato, Alice e Paola Turci), per passare agli outsider Masini e Freak Antoni e alle promesse mancate (Anna Tatangelo). 

Il “bello e dannato” da Modena, dall’indole menefreghista, ma costantemente creativo, sempre follemente disposto a fare la differenza, a dare quel quid in più durante una registrazione, meriterebbe di essere celebre anche per quei quattro album solisti colpevolmente dimenticati da pubblico e critica, dall’omonimo del 1990 al sorprendente, bellissimo e potente Fottili (2014), senza dimenticare lo spumeggiante (fin dal titolo!) Perché io sò io… e voi non siete un cazzo, sintesi dell’anima goliardica e la verve irrefrenabile di un personaggio speciale.

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Un mito, un istrione, uno sciamano. Geniale per playing e songwriting, straordinariamente eclettico, dall’acustica alla slide, Portera oltre alle intuizioni in sala d’incisione ha sempre dato il cento per cento anche sul palco, in virtù di una presenza scenica incredibile, sintesi di infinita ispirazione per i chitarristi di ogni generazione.

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Le chitarre di RP

Portera spesso cita Hendrix, Beck, Page e aggiunge Rory Gallagher, David Gilmour ed Eddie Van Halen quali suoi miti, ossia coloro che lo hanno influenzato a superare i confini fisici. La chitarra non si ferma alle dita e alla mente, ma deve andare ben oltre, è qualcosa che si incarna dentro, un incipit liminale, un impulso appena evidente su cui occorre lavorarci sopra.

Per questi motivi non si fossilizza su un solo marchio per lo strumento, ma allo stesso tempo si lega a quel brand che più si adatta alle sue specifiche.

Ricky utilizza chitarre Ibanez: la RPM, la Jem 77B RMR e la Jem 7V SBL, incluso un modello costruito su sue specifiche nel 2006. 

Inoltre possiede alcune Fender Stratocaster fra cui una speciale Custom, chiamata “Strato-Portera”, un altro gioiello in grado di esaltare le sue doti, come possiamo vedere in questa strepitosa versione di People Get Ready.

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I pick-up preferiti sono Seymour Duncan. Inoltre il suo equipaggiamento prevede pedali come il Dunlop Cry Baby wah wah e il Digitech Whammy, oltre a effetti a rack come il TC Electronic G-Major e l’Eventide Ultra-Harmonizer H3000 D/SX. I suoi amplificatori sono Marshall Vintage Plexi e Reissue, Bogner Uberschall e Steavens Poundcake 100 MK1. 

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Come dice il buon Giuseppe Scarpato, “Ricky Portera incarna l’essenza del vero guitar hero italiano: come lui c’è solo Maurizio Solieri”. E proprio Solieri, un altro bello e dannato del rock del Bel Paese, ha spesso intrecciato il suo cammino con il caro Ricky…

 “Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar, è pronta a ripartire per un altro indimenticabile viaggio nel fantastico mondo delle sei corde italiane!

Stay tuned

To be continued…

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Alessandro Vailati