Avere la possibilità di ascoltare dal vivo in Italia un vero maestro della sei corde è un’occasione assolutamente da non perdere. A maggior ragione, poi, se Robben Ford è in tour per una serie di concerti pensati esclusivamente per il Belpaese: il Dragon Tales Tour. Siamo stati al Teatro Clerici di Brescia per la seconda delle otto date italiane e vi raccontiamo questa fantastica serata.  

Dragon Tales Tour: la band di Robben Ford, il soundcheck e tante emozioni

Io ed  Emanuele arriviamo al teatro alle 17 in punto perchè, grazie al manager di Robben, Dal Booth, e a Kelly Roberts, oggi avremo accesso esclusivo al soundcheck della band! Accompagnati dal direttore del Teatro Clerici, Blendi Papa, e da Davide della crew di Robben (che ringraziamo entrambi), entriamo direttamente dal retro. Qualche minuto dopo conosciamo proprio il simpaticissimo Dal, che ci chiede di metterci comodi, in quanto ci sarà da aspettare un po’ prima che i musicisti trovino il sound giusto per questa sera. Ovviamente, per noi questo non è assolutamente un problema. Prendiamo quindi posto nelle prime file e ci gustiamo lo spettacolo.

La band al completo è già sul palco. Per questo tour e per il nuovo album, che Robben Ford ha registrato qualche settimana fa presso gli Sweetwater Studios negli Stati Uniti, la band è stratosferica. Darryl Jones al basso, Larry Goldings alle tastiere e Gary Husband alla batteria sono i prescelti per accompagnare il grande chitarrista californiano. Le carriere di questi quattro musicisti sono già leggendarie e vogliamo darvi un’idea dello spessore artistico di questo quartetto con una veloce lista di nomi.

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Ford ha collaborato con artisti del calibro di George Harrison, Bonnie Raitt e con Bob Dylan. Jones è il bassista dei Rolling Stones dal 1993 e ha suonato anche con Sting, Peter Gabriel ed Herbie Hancock. Goldings ha suonato con James Taylor, Norah Jones, John Scofield, Elvis Costello e John Mayer e infine Husband è passato dalla tastiera alla batteria e viceversa suonando con Billy Cobham, i Level 42, John McLaughlin, Allan Holdsworth e Jeff Beck.

Il nome di Jeff Beck è proprio il primo che ci viene in mente durante il soundcheck. Ford ha promesso che la scaletta del tour includerà alcuni omaggi al grande chitarrista inglese, scomparso nel gennaio dello scorso anno. Sentiamo infatti provare tre brani di Beck, oltre a qualche altra chicca che caratterizzerà la setlist di questa sera. Durante questi momenti abbiamo la possibilità di apprezzare il lavoro stesso della band, che è solo alla seconda data del tour e rifinisce i brani che saranno poi suonati dal vivo. È Ford stesso a dare indicazioni alla band e a ricordare anche in quale tonalità e con quali accenti suonava alcune cose con Miles, anni fa. Già, proprio quel Miles.

Ci rendiamo anche conto che i suoni clean che sentiremo stasera sono probabilmente il livello massimo di pulizia raggiungibile con una Fender Stratocaster. Che sia merito anche del leggendario amplificatore Dumble, che vediamo sul palco? Lo scopriremo.

Assistere al soundcheck ha sempre un qualcosa di mistico. È letteralmente un mini-concerto privato, eseguito però nella venue vera e propria e che si riempirà dopo qualche ora. Un’esperienza unica e arricchente, da seguire in religioso silenzio, e che auguriamo a tutti di poter provare almeno una volta nella vita con il vostro artista preferito. Possiamo assicurarvi che, durante l’oretta di soundcheck, noi ci siamo divertiti ed emozionati. Per questo ringraziamo nuovamente chi ha reso possibile questo momento per la collaborazione e la disponibilità.

Dragon Tales Tour: l’intervista con Robben Ford e la sua strumentazione

A soundcheck finito raggiungiamo i musicisti sul palco per un altro momento unico: una breve (ma intensissima!) intervista con Robben Ford. Avevamo già avuto il piacere di intervistare Robben su Planet Guitar, ma poterlo incontrare dal vivo è stato incredibile. Il grandissimo chitarrista americano, mentre assaporava un buon caffè, ha risposto in modo preciso, gentile e divertito alle nostre domande. Ci ha parlato dell’aspetto armonico del suo playing, del Dragon Tales Tour e della sua band, del suo bellissimo rapporto con l’Italia (e dell’amicizia con i suoi storici promoter, D’Alessandro e Galli), di come e quando ha scoperto Jeff Beck nel corso della sua carriera e della Stratocaster che suonerà durante il tour, una chitarra insolita per il suo stile. Essendo sul palco, non potevamo fare a meno di dare un’occhiata a tutta la strumentazione che Robben utilizzerà in questo tour.

La chitarra prescelta è una bellissima Fender Stratocaster ‘66 Custom Shop, in finitura 3 Tone Sunburst. Sul palco troviamo anche la leggendaria testata Overdrive Special by Dumble, costruita da Alexander Howard Dumble. È un’emozione incredibile poterla vedere e sentire dal vivo. Sotto il Dumble c’è una cassa 2×12″ Marshall MR1936 e, di fianco a questi due pezzi, uno stupendo Fender Super Reverb, uno dei classici silverface.

Fender Vintera II 60s Strat RW 3TS

Fender Vintera II 60s Strat RW 3TS

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British Pedal Company Dumble Blackface Overdrive

British Pedal Company Dumble Blackface Overdrive

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Marshall MR1936

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Fender Tone Master Super Reverb

Fender Tone Master Super Reverb

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Ovviamente ci concentriamo anche sulla pedaliera, che è stata costruita per Robben da Dan di That Pedal Show (potete vedere qui il video della realizzazione). Vi possiamo dire che la pedaliera è molto ben organizzata e include i seguenti pedali, guardandola a partire dall’alto e da destra verso sinistra. Nella prima fila troviamo un accordatore tc electronic Polytune Noir, un Lovepedal Hermida Zendrive, un Fairfield Circuitry Randy´s Revenge, un ThroBak Overdrive Boost, e un Mad Professor Silver Spring Reverb.

La seconda fila inizia con un wah Xotic XW-2 (l’edizione limitata in colorazione Candy Apple Red), prosegue con il chorus/vibrato Mad Professor Electric Blue II, con il Jam Pedals Boomster, con l’Electro Harmonix Micro POG e si conclude con lo Strymon Timeline, un fantastico delay. Robben ci ha confessato che quest’ultimo è il pedale che si porterebbe sull’ipotetica isola deserta ed è a suo parere il miglior delay a pedale mai realizzato. Chiudono la pedaliera un Hotone Ampero Control e un pratico switcher QuarterMaster QMX – 6 di The Gig Rig. Per il percorso completo del segnale di Robben e se volete saperne di più su questa bella pedaliera vi rimandiamo al video di Dan, che spiega tutto in modo accurato e preciso.

tc electronic Polytune 3 Noir

tc electronic Polytune 3 Noir

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Lovepedal Hermida Zendrive

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Fairfield Circuitry Randy´s Revenge

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Xotic XW-2 Wah Metallic Blue

Xotic XW-2 Wah Metallic Blue

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Jam Pedals Boomster Mk.2

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Electro Harmonix Micro POG

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Strymon Timeline

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Hotone Ampero Control

Hotone Ampero Control

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La pedaliera di Robben Ford per il Dragon Tales Tour – Foto di Emanuele Pellegrino

Robben è stato davvero gentilissimo nel quarto d’ora che abbiamo passato assieme, super professionale e disponibile. Ci ha dedicato anche qualche minuto in più prima di andare via, per parlarci del suo portale didattico (il Robben Ford Guitar Dojo, per cui potete trovare maggiori info qui), per un autografo per il nostro amico Federico e per un saluto per le nostre pagine social. Troverete l’intervista completa presto su tutti i nostri canali!

Da brani inediti a grandi omaggi a Jeff Beck

Concluso questo bellissimo momento, ci rifocilliamo nel bellissimo foyer del Teatro Clerici per riprenderci dall’emozione e ci prepariamo al concerto. Questa sera è presente una buona parte della nostra redazione: ci hanno infatti raggiunti anche Paul, Matt e Giulio. Del resto ci sarà Robben Ford sul palco, non potevano mancare. L’organizzazione ci ha riservato dei posti fantastici: centrali e in sesta fila. Meglio di così non potevamo proprio chiedere.

Alle 21:18 la band sale sul palco e si parte. Abbiamo già avuto il piacere di sentire Robben in apertura del concerto di Eric Clapton a Milano nell’ottobre del 2022 e ci aveva folgorato. Come sarà stasera? Il primo brano è The Light Fandango (almeno a giudicare dalla scaletta che abbiamo visto poco prima sul palco) e già sentiamo la leva del tremolo della Strat viaggiare. Tutta la sessione ritmica è già sugli scudi, su un palco super minimalista. Non ci sono infatti scenografie particolari, non c’è uno stendardo con il nome del tour o altro. Come ai vecchi tempi, sul palco ci sono solo i musicisti e la strumentazione.

Robben passa già dal plettro al fingerpicking con una facilità disarmante e lascia i primi momenti di gloria anche a Larry alle tastiere. Sul solo sentiamo già accendersi lo Zendrive e il riverbero e il suono di Robben si invola. Mentre accorda in corsa la sua Strat, Larry e Gary tengono il groove con maestria e il primo brano si è già concluso.

“Molte grazie, ciao, buonasera!”, ci saluta Robben. Per il secondo brano, un classicissimo blues, è ancora il suo bellissimo clean a darci il benvenuto. Il chitarrista americano indossa un elegante completo nero, con tanto di camicia bianca sbarazzina e sbottonata vicino al collo. L’impressione è quella di un giovanissimo ragazzo di 72 anni che si diverte ancora come le prime volte. La sua chitarra dialoga con Larry e a volte lo accompagna con dei twang chiarissimi. Tocca anche a Darryl farci sentire il suo basso, dal suono fat e potente. Questa è una grande band e potrebbe suonare di tutto, probabilmente anche senza alcuna prova alle spalle. Notiamo infatti che tutti, tranne Robben, hanno lo spartito davanti e leggono, per eseguire al meglio questi brani di recente composizione. Inoltre i musicisti si guardano molto, per trovare la chimica giusta.

Il clean si fa wet grazie al riverbero e a un po’ di delay e Robben si lascia andare alle prime scale veloci, ma sempre armonicamente ricche e accurate. Grande assolo e si torna sul tema principale mentre è Gary, batterista veramente sopraffino, a tenere il controllo del ritmo.

Robben Ford dal vivo con la sua Strat – Foto di Emanuele Pellegrino

“Molte grazie, signore e signori!”. Robben presenta la band e ci racconta la scaletta del tour, che alternerà brani nuovi agli omaggi a Beck che dicevamo. “But in the meantime, we continue”. Il terzo brano, What’s In The Phryg, con un titolo che include un simpatico gioco di parole per chitarristi, inizia con un’altra schitarrata molto potente e le tastiere di Larry si fanno synth. Un brano con forti vibes anni ‘70, mentre Robben continua ad usare con moderazione la leva della sua Strat. Il chitarrista inizia ormai a scaldarsi seriamente, e si sente. Percepiamo anche qualche armonico qua e là e qualche ghost note, che arricchiscono il suo playing.

“Ora è il momento di qualche canzone che forse in molti riconosceranno”, ci spiega Ford,  e noi capiamo che è arrivato il momento dell’omaggio a Jeff Beck. Behind The Veil è la prima cover, fedele all’originale soprattutto nel tema, mentre l’assolo è tutto nello stile di Robben, con il suo clean super wet a farla da padrone. Goodbye Pork Pie Hat è il secondo brano, un grande pezzo di Charles Mingus che Jeff aveva incluso nel suo album del 1976, Wired, e in tante performance dal vivo. Nella nostra intervista Ford ci ha parlato proprio di questo brano come uno dei migliori esempi del chitarrismo eclettico, melodico e profondo di Beck e noi non possiamo che concordare. Il suono si sposta dal pickup al manico a quello al ponte per eseguire il tema principale, su un portato di batteria clamoroso di Gary.

Big Block segue le prime due senza soluzione di continuità. Il pezzo, estratto dall’album del 1989 Guitar Shop, è un concentrato unico e sempre impressionante di estasi chitarristica. Sentiamo anche lo wah di Xotic che aggiunge ulteriori strati al suono di Ford. Alla fine di questa sezione possiamo dirlo: è proprio Ford che suona Beck, con il suo stile e la sua personalità. Sta omaggiando alla sua maniera un artista che ha scoperto “tardi” nel corso del suo percorso artistico.

Un appunto sul suono della serata: da davanti sentiamo batteria e chitarra dal palco, basso e tastiera dall’impianto, e la miscela non è perfetta a livello sonoro. Sulla chitarra di Robben sentiamo anche un po’ troppe alte e durante il soundcheck il suono ci sembrava più piacevole. Forse il Dumble ora è spento? Si è semplicemente persa qualche regolazione nel mix rispetto a prima? Non riusciamo a capirlo.

Finiti gli omaggi a Beck si torna sui brani inediti registrati negli Stati Uniti qualche settimana fa. Gran parte di quello che sentiremo stasera finirà poi nel nuovo disco di Robben Ford e soci, che uscirà il prossimo anno e si chiamerà ovviamente come questo tour, Dragon Tales. Two Shades of Blue è un altro bel brano nel tipico stile di Robben. C’è sempre molto spazio per tutta la band anche in questo caso. Robben, Larry, Darryl e Gary stanno carburando e siamo solo alla seconda delle otto date previste. Senza dubbio, alla fine di questo tour l’intesa tra i quattro avrà raggiunto il massimo livello e i brani ne risentiranno positivamente. Nel mentre, Ford esegue accordi che solo uno che ha studiato quanto lui può prendere con facilità su una sei corde, e li chiama per il resto della band.

Ad ogni brano la Strat necessita di essere riaccordata con precisione. “È una nuova chitarra” confessa Robben, ed ecco spiegato il motivo. Feeling’s Mutual parte con il basso di Darryl, prima di attaccare una ritmica funk di Robben che, tra le altre cose, è anche un maestro assoluto della ritmica. “Molte molte grazie, grazie mille”, pronunciato con il suo bellissimo accento inglese, chiude anche questo brano.

Jealous Guy è un brano che il nostro Robben ama interpretare, tanto che la canticchia ancora prima di iniziarla. Addirittura dà il tempo al resto della band per iniziare, peccato che Darryl si stia ancora accordando al meglio. Poi si parte per davvero e ci ascoltiamo una bella cover di un pezzo leggendario, riveduta e corretta da Ford e dalla sua band. Robben canta anche, con il suo timbro naturale e delicato.

Poi è il momento di Remedy, un altro brano inedito che sarà contenuto in Dragon Tales. Pezzo che ci piace molto e che personalmente mi ricorda qualcosa del grande Johnny “Guitar” Watson. La stratificazione del playing di Ford è evidente e assolutamente percepibile. Vederlo muoversi in modo sinuoso e preciso sulla tastiera è un vero piacere. Certo, vorremmo essere al suo livello per capire meglio cosa suona, ma dobbiamo accontentarci. In questo brano risalta ancora tutta la grandezza della band presente sul palco. Questo tour è una grande occasione per vedere assieme questi quattro musicisti.

Wade In The Water prosegue il concerto e troviamo ancora la voce di Ford, che suona sulla sua Strat le note che canta. A 72 anni questo signore ha ancora tantissimo da dire e da insegnarci, ma sa anche quando lasciare il palco ai suoi musicisti, che jammano in libertà. Eccolo infatti affiancarsi al Super Reverb, mentre prima Darryl e poi Larry si scatenano.

Make My Own Weather è proprio un brano perfetto per le corde e la voce di Ford, con sonorità fantastiche, ed è la chiusura perfetta di questo concerto. Gli applausi però sono tanti, quindi la band è costretta a tornare per il bis. Prima di iniziare Robben si lascia andare ad un bel ringraziamento. “È solo il secondo show assieme, tutta grande musica ma oggi è andata bene anche grazie al pubblico! A lot of good friends in Brescia!”. Octavia è l’ultimo brano inedito che ascoltiamo e finalmente c’è spazio anche per un solo di Gary, che in realtà è tutta sera che ci mostra la sua bravura.

Abbiamo assistito ad un’ora e mezza di concerto di un grande chitarrista, accompagnato da una band eccezionale. Usciamo un po’ storditi dalle tante frequenze alte, ma sicuramente impressionati dalla qualità complessiva dello show. Siamo curiosi di sentire l’album Dragon Tales quando uscirà e siamo pronti a farci stupire ancora dalla musica di Robben, un vero signore della chitarra e non solo. Grazie Mr. Ford, arrivederci alla prossima occasione!

La band al completo per i saluti finali – Foto di Emanuele Pellegrino

Scaletta (più o meno precisa)Dragon Tales Tour – Robben Ford

  1. The Light Fandango
  2. Blues in MD
  3. What’s In The Phryg
  4. Behind The Veil
  5. Goodbye Pork Pie Hat
  6. Big Block
  7. Two Shades of Blue
  8. Feeling’s Mutual
  9. Jealous Guy
  10. Remedy
  11. Wade In The Water
  12. Make My Own Weather
  13. (bis) Octavia
La scaletta della serata (leggermente modificata durante il live) – Foto di Emanuele Pellegrino

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Riccardo Yuri Carlucci