Nella seconda parte del nostro workshop di armonia affronteremo il tema degli intervalli. Come forse già sapete, questo termine indica la distanza tra due note che possono suonare contemporaneamente (intervallo armonico) o in successione (intervallo melodico).

Intervalli

L’esatta denominazione degli intervalli tra note è importante per formare accordi e per comprendere più facilmente la struttura dei simboli accordali più complessi, ma anche per facilitare la comunicazione tra musicisti. Indicazioni come “… suona tutto una terza minore più alta!” o “… la melodia inizia sulla quinta!” fanno parte del normale linguaggio utilizzato in band o orchestre.

Workshop– Intervalli

Come la volta scorsa, anche questa volta vogliamo iniziare la nostra spiegazione con la scala di C maggiore, che ormai conosciamo bene:

Scala di C Maggiore

Se analizziamo le distanze tra le note in relazione al nostro C fondamentale, otteniamo:

  • Intervallo C – C: non abbiamo nessuna distanza, semplicemente prendiamo lo stesso grado due volte. Denominiamo questo intervallo: intervallo di Prima. Dal latino primus.
  • Intervallo C – D: un tono o due semitoni. Denominiamo l’intervallo: Seconda Maggiore. Dal latino secundus, la seconda.
  • Intervallo C – E: due toni. Denominiamo l’intervallo: Terza Maggiore. Dal latino tertius, la terza.
  • Intervallo C – F: due toni più un semitono. Denominiamo l’intervallo: Quarta Giusta. Dal latino quartus, il quarto.
  • Intervallo C – G: tre toni più un semitono. Denominiamo l’intervallo: Quinta Giusta. Dal latino quintus, la quinta.
  • Intervallo C – A: quattro toni più un semitono. Denominiamo l’intervallo: Sesta Maggiore. Dal latino sextus, la sesta.
  • Intervallo C – B: cinque toni più un semitono. Denominiamo l’intervallo: Settima Maggiore. Dal latino septimus, il settimo.
  • Intervallo C – C’: sei toni. Denominiamo l’intervallo: Ottava Giusta. Dal latino octavus, l’ottava. In note si presenta così:
Intervalli

Avrete notato che alcuni intervalli hanno il suffisso “Giusto”, mentre altri hanno il suffisso “Maggiore”.

Questo perché in armonia classica esistono due tipi di intervalli. Quelli giusti (prima, quarta, quinta e ottava) e quelli “non giusti” (seconda, terza, sesta e settima).

Attenzione!

Il motivo della denominazione giusto/non giusto (dove “non giusto” non è un termine tecnico della teoria musicale) è da ricercare nella successione dei toni e nel temperamento dell’ottava. Ma come abbiamo già detto in precedenza il tutto non sarebbe funzionale al nostro workshop, che ha come obiettivo quello di essere estremamente pratico.

Con gli intervalli “non giusti” abbiamo bisogno di aggiungere l’aggettivo “maggiore” o “minore” per denominarli correttamente. Ciò non è necessario con gli intervalli Giusti. Se vogliamo alterarli, dobbiamo utilizzare gli aggettivi  “diminuito” ed “eccedente”.

L’immagine qui di seguito dovrebbe chiarire il concetto:

Intervalli Maggiori, Minori, Giusti, Aumentati e Diminiuti

Naturalmente, siete liberi di contare gli intervalli come volete. Alcuni memorizzano i semitoni, altri contano per toni interi o escogitano altre strategie. Per me, personalmente, è risultato più facile il metodo che vi illustrerò ora e che fa fede alle conoscenze acquisite nel workshop precedente.

Dopo aver notato che , in relazione alla fondamentale, all’interno di una scala maggiore tutti gli intervalli sono maggiori o giusti.

Se, ad esempio, sto cercando la terza maggiore di G, conto fino alla terza nota della scala di G; e ottengo B. Se, invece, sto cercando la terza minore, procedo allo stesso modo, ma abbasso la nota trovata di un semitono; mi ritrovo con Bb.

Un altro esempio

Vogliamo la sesta minore di E. Come abbiamo imparato, la scala di E Maggiore fino alla sesta nota è la seguente: E F# G# A B C#. Quindi C# è la sesta maggiore. Se la abbassiamo di un semitono, otteniamo C, che logicamente è la sesta minore che stavamo cercando.

Un ultimo esempio: ho bisogno della quarta aumentata di F. Conto fino alla quarta nota della scala di F Maggiore: F G A Bb. Quindi il Bb è la quarta giusta; se ci serve “aumentata”, dobbiamo alzarla di un semitono.

In questo caso, non si tratta di aggiungere un diesis, ma semplicemente di togliere la b del bemolle utilizzato per ottenere Bb. La distanza F – B rappresenta ora la nostra quarta aumentata che stavamo cercando. Un intervallo che porta anche il nome di tritono e che un tempo veniva chiamato “diabolus in musica” per il suo suono.

Esercitatevi come negli esempi fatti in precedenza fino a quando non sentite di avere una buona padronanza dei nomi degli intervalli. Questo è un argomento fondamentale per poter affrontare le parti successive del workshop.

Come Si Formano gli Accordi?

Ci sono due modi di trattare le note in musica. Se le suoniamo una dopo l’altra, otteniamo una melodia, se le suoniamo contemporaneamente, otteniamo un’armonia. Per un accordo, tuttavia, abbiamo bisogno di almeno tre note. Il modo più comune per organizzare queste tre note, in modo da avere un accordo, è quello di sovrapporle utilizzando intervalli di terza. In questo modo si ottiene una triade. In realtà incontriamo varie tipologie di triade: maggiori, minori, diminuite ed aumentate.

Le tipologie di triade sopra elencate hanno tutte una cosa in comune: 

  • Sono composte da tre note.
  • Sono create sovrapponendo due intervalli di terza a partire dalla fondamentale.

La differenza risiede solo nella tipologia di terze che compongono queste triadi.

  • Nell’accordo maggiore troviamo fondamentale – terza maggiore – terza minore

C   Mag3     E  min3      G

  • L’accordo minore è composto da fondamentale – terza minore – terza maggiore

C    min3  Eb    Mag3    G

  • L’accordo diminuito è composto da fondamentale – terza minore – terza minore

C   min3   Eb    min3    Gb

  • E l’accordo aumentato è composto da fondamentale – terza maggiore – terza maggiore

C   Mag3   E     Mag3  G#

Ascoltate le differenze e cercate di associare uno stato d’animo ad ogni tipo di accordo (ad esempio, felice per il maggiore, triste per il minore…) – questo vi aiuterà in seguito a identificare gli accordi anche dal punto di vista sonoro.

Ecco un esempio di suono:

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Maggiore, Minore, Diminuito, Aumentato

L’intervallo di più ampio (dalla nota più bassa alla più alta) all’interno di una triade è sempre una quinta. Una quinta giusta negli accordi maggiori e minori, una quinta diminuita negli accordi diminuiti e una quinta aumentata nelle triadi aumentate.

C  5a Giusta   G  |  C  5a diminuita  Gb  |  C  5a aumentata  G#

Bisogna notare che con le triadi non siamo costretti a disporre i suoni dell’accordo nell’ordine: fondamentale – terza – quinta. Infatti, qualsiasi combinazione delle tre note produce la stessa triade. In questo caso parliamo di Rivolti.

Se la fondamentale si trova in basso, come negli esempi precedenti, si parla di “posizione fondamentale”; se invece portiamo la nostra fondamentale in alto in modo che la triade sia composta nell’ordine: terza – quinta – fondamentale, otteniamo il primo rivolta o “accordo di sesta”. Tale denominazione deriva dal fatto che l’intervallo, dalla nota più bassa a quella più alta, risulta essere una sesta. Una sesta maggiore per le triadi minori e le diminuite, una sesta minore per le triadi  maggiori e le aumentate.

Se sovrapponiamo le note nell’ordine quinta – fondamentale – terza, otteniamo il secondo rivolto. In questo caso, la distanza tra la nota più bassa e la fondamentale è una quarta. Tra la nota più bassa e quella più alta è una sesta.

Il prossimo esempio ha lo scopo di chiarire l’intera questione:

Il suono è leggermente diverso in ogni rivolto, ma si può comunque dire che si tratta degli stessi accordi:

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Posizione Fondamentale, Primo Rivolto, Secondo Rivolto per Maggiore, Minore, Aumentato e Diminuito

Gli Accordi Diatonici (Accordi della Scala)

Se vogliamo avere una visione d’insieme di quali accordi sono presenti all’interno di una tonalità, dobbiamo utilizzare nuovamente la scala maggiore e sovrapporre due terze a ogni nota (premettendo che anche le note utilizzate sono contenute nella scala). Il risultato sono delle piccole “torri” che hanno questo aspetto:

A proposito: nella teoria musicale, le note di una scala sono numerate nell’ordine in cui si presentano. Ogni nota rappresenta un grado, gli accordi costruiti su questi gradi sono di conseguenza chiamati come i gradi su cui vengono costruiti. 

Il passo successivo è l’analisi delle triadi così costruite, che potete provare a fare autonomamente!

Ecco la soluzione:

Cominciamo con il primo grado, che viene chiamato “tonica”. Indica la tonalità e, naturalmente, si costruisce sulla fondamentale. Sul quinto grado si costruisce la “dominante”. Come esercizio di ascolto, vi consiglio di suonare la progressione di accordi C – G – C. Notate come l’accordo di G maggiore risolve magnificamente sul C?

Il quarto grado è chiamato “sottodominante”, che letteralmente significa “sotto la dominante”. Si costruisce sul quarto ed è quindi un tono più in basso rispetto al G del nostro esempio.

Questi tre accordi formano un “anello“ di tensione: Il C rappresenta la nostra “casa”, poi la tensione cresce attraverso il F fino al G, che poi ricade sul C, riportandoci così a casa. Dovreste assolutamente provare tutto questo con uno strumento a tastiera o con una chitarra, perchè tutto diventa più chiaro avendo degli esempi sonori.

La sequenza di accordi appena descritta è chiamata “cadenza”, che deriva dal latino “cadere” (cadere). Nel seguente esempio audio è possibile ascoltare una cadenza classica:

C – F – G – C (quindi tonica – sottodominante – dominante – tonica)

Qui di seguito propongo la stessa cosa. Questa volta, però, rimango sulla dominante. Si può sentire quanto questo finale sia insoddisfacente, perché manca la risoluzione alla tonica. Se si concludesse un brano in questo modo, si avrebbe comunque la sensazione che manchi qualcosa.

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Cadenza

A questo punto vorrei tornare alle triadi e ai rivolti; un altro vantaggio dei nostri rivolti è che d’ora in poi potremo collegare le nostre progressioni di accordi e le cadenze in modo molto più elegante. Seguiamo il principio guida: “Le note comuni restano al loro posto, tutte le altre prendono la strada più breve”.

Si noti la differenza tra queste due cadenze C – F – G – C. Prima utilizzo delle posizioni meno eleganti, dove uso solo la posizione fondamentale. Poi uso correttamente i rivolti. Questa tecnica è chiamata “voice leading”.

Una migliore disposizione delle note si riflette anche sul suono che ne deriva:

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Cadenza con un miglior Voice Leading

La Relazione Maggiore-Minore

Il primo, il quarto e il quinto grado non sono gli unici accordi che ricevono una denominazione.

In questo caso prestiamo particolare attenzione al sesto grado, che nell’esempio precedente è Am. Questo accordo ha una relazione speciale con la nostra tonica e, come potete vedere, ha anche due note in comune con essa, ovvero il C e il A.

A causa di questa vicinanza, viene anche chiamato “tonica parallela”. Bisogna precisare che per ogni accordo maggiore esiste un accordo minore parallelo, che ha anche le stesse note della scala. Conosciamo già la scala di C maggiore:

C D E F G A B C

Se costruiamo la scala di A minore, otteniamo:

A B C D E F G A

Ne consegue che per ogni scala maggiore esiste una scala minore parallela, che deve necessariamente avere lo stesso numero di alterazioni. Di conseguenza, abbiamo dodici tonalità maggiori e dodici tonalità minori. La tabella seguente mostra le corrispondenze:

MaggioreRelativa Minore
CAm
GEm
DBm
AF#m
EC#m
BG#m
F#D#m
GbEbm
DbBbm
AbFm
EbCm
BbGm
FDm

Naturalmente, questo significa anche che le scale di C maggiore e A minore condividono gli stessi accordi costruiti sui gradi della scala. E per il musicista che improvvisa ne deriva una constatazione molto importante: è possibile usare le stesse note (o quasi) su progressioni di accordi in maggiore come su una progressione di accordi nella relativa tonalità minore (nota: questo vale anche per la scala pentatonica. Perché la pentatonica di C maggiore ha le stesse note della scala pentatonica di A minore).

L’importanza del sesto grado come funzione accordale è dimostrata dall’elenco quasi infinito dei cosiddetti “brani a 4 accordi”, cioè costituiti solo da tonica, sottodominante, dominante e tonica parallela in varie combinazioni. In C sarebbe: C-F-G-Am.

Brani a 4 accordi

  • Adam Lambert – WHATAYA WANT FROM ME
  • Bob Dylan – BLOWIN’ IN THE WIND
  • James Blunt – YOU’RE BEAUTIFUL
  • Alphaville – FOREVER YOUNG
  • Jason Mraz – I’M YOURS

  • The Calling – WHEREVER YOU WILL GO

  • Elton John – CAN YOU FEEL THE LOVE TONIGHT

  • Maroon 5 – SHE WILL BE LOVED
  • The Last Goodnight – PICTURES OF YOU
  • Crowded House – FALL  AT YOUR FEET

  • The Beatles – LET IT BE

  • Red Hot Chili Peppers – UNDER THE BRIDGE

  • Bob Marley – NO WOMAN NO CRY

  • Men At Work – LAND DOWN UNDER
  • A-Ha – TAKE ON ME
  • Green Day – WHEN I COME AROUND

  • Eagle Eye Cherry – SAVE TONIGHT

  • Beyonce – IF I WERE A BOY

  • The Offspring – SELF ESTEEM
  • Lady Gaga – POKER FACE
  • Aqua – BARBIE GIRL
  • Natalie Imbruglia – TORN

ecc… L’elenco potrebbe continuare all’infinito.

Anche agli accordi diatonici rimanenti sono stati assegnati nomi di funzioni. Le funzioni principali sono la tonica, la sottodominante e la dominante. Le funzioni secondarie sono i restanti accordi minori della tonalità, che possono avere due funzioni ciascuno.

Da un lato c’è il parallelo minore appena discusso, che si trova a distanza di una sesta maggiore dal rispettivo accordo maggiore, e dall’altro la cosiddetta mediana o modale. Quest’ultima si costruisce sul terzo grado della scala maggiore e ha due note in comune con l’accordo costruito sulla fondamentale e due note in comune con l’accordo costruito sul sesto grado.

Riportiamo come sempre un esempio in C Maggiore:

Quindi, se osserviamo la nostra scala maggiore armonizzata, notiamo che ad ogni grado della scala corrisponde una funzione armonica. Come possiamo vedere nell’esempio riportato sotto, alcuni gradi possono prendere due nomi:

Riassumendo ora conosciamo le seguenti funzioni: Tonica, Sottodominante, Dominante, Parallela (o sopradominante) e Mediana (o modale).

Alcuni esercizi

Infine, vorrei proporvi alcuni esercizi per aiutarvi a comprendere tutto il materiale:

  • Qual è la terza maggiore di F, Eb, G, F#, E?
  • Qual è la sesta minore di Bb, Ab, D, B, G?
  • Qual è il tritono di B, Ab, D, E?
  • Quali sono le tonalità relative minori di D, G, Db, A?
  • Qual è la dominante di G, A, F#?
  • Quali sono le mediane (o modali) di G, A, F#?

Scorri in basso per la soluzione!

Soluzione:

  • A, G, B, A#, G#
  • Gb, Fb (corrisponde a un E), Bb, G, Eb
  • F, D, Ab, Bb
  • Bm, Em, Bbm, F#m
  • D, E, C#
  • Bm, C#m, A#m

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