Umili, cortesi e coraggiosi: Giuseppe Scarpato e Stef Burns. Sono i solisti della chitarra rock, si esibiscono al fianco di Edoardo Bennato e Vasco Rossi, infiammano stadi e palazzetti con i loro virtuosismi, facendo vibrare le Les Paul e le Strato fino all’ultima nota. Due eroi della sei corde, artisti a tutto tondo. L’uno è anche eccellente produttore, compositore e arrangiatore, l’altro ha sempre un conto in sospeso con la sua terra d’origine, l’amata California, e proprio recentemente ha nuovamente duettato con amici a stelle strisce del calibro di Joe Satriani e Steve Vai.
Entrambi sono anche leader delle loro band, con le quali suonano appena liberi dai grandi concerti. Ah, dimenticavamo il particolare più importante: sono molto amici e da quel divertente momento in cui si sono conosciuti non hanno mai smesso di frequentarsi, su e giù dal palco. E “Crossroads”, la rubrica di Planet Guitar che si nutre di incontri leggendari, non poteva certo perdersi la succulenta occasione di vivere le loro gesta. Pronti, partenza, via!
Un’anima e due chitarre
Nel nome della musica live
Suonare sempre, suonare tanto è davvero il miglior regalo che un musicista possa fare a se stesso, non solo esercitandosi a casa ma, soprattutto, esprimendosi davanti a un pubblico. In quel momento si capisce la direzione, dove portare la propria arte, fino a che punto estremizzarla o sintetizzarla. Sotto quest’ottica Giuseppe Scarpato e Stef Burns sono una sola anima che abita in due corpi, con la stessa attitudine, un’identica visione musicale fin dagli esordi.
Sono arrivati a esibirsi davanti a centinaia di migliaia di persone con Edoardo Bennato e Vasco Rossi grazie a uno spirito e una mentalità così forti. L’innata e audace vena compositiva ha persino condotto Scarpato, “armato” delle sue amate Gibson fino ai denti, a produrre sonorizzazioni e soundtracks per spettacoli teatrali, mentre l’estro pirotecnico di Burns si è elevato sui palcoscenici di Alice Cooper, Huey Lewis e la sua Stratocaster ribollente di note ha toccato il cielo anche recentemente, nell’ultimo tour di Steve Vai e Joe Satriani, tornando al fianco delle loro Ibanez a ventun anni dalla prima volta.
Da tanto tempo ormai Stef e Giuseppe sono grandi amici. Hanno partecipato a parecchi eventi insieme e proprio un brano di Lewis, Bad Is Bad, trasformato in un potente shuffle e interpretato con i Custodie Cautelari di Ettore Diliberto nel Settembre 2014 per la Notte delle Chitarre, ha suggellato gli inizi della loro storia, cominciata poco prima in un modo molto particolare, come spesso capita nel mondo delle sette note, a seguito di una serie di coincidenze…
Un manager…di troppo!
Il lampo del Casole Guitar Festival
“Nel luglio 2014 tornai a esibirmi con la mia band, l’Hillside Power Trio, a Casole d’Elsa, nel senese, e dopo di noi c’era il gruppo di Stef. Alberto, il suo manager, mi fece smontare in fretta e furia la strumentazione, ma Burns, che aveva sentito la nostra esibizione, volle che suonassi nel suo set, chiedendosi anche perchè avessimo così velocemente tolto tutto dal palco…”.
Stef Burns nota subito una grande affinità con quel chitarrista dallo stile potente ma raffinato, dal playing tirato e incisivo, frutto di una conoscenza di generi infinita, sempre pronto ad attingere dal blues e l’r&b per diversificare i suoi assoli rock, con Jimi Hendrix, Jimmy Page, Eric Clapton, David Gilmour nel cuore e una passione atavica per Ray Charles, Otis Redding e Johnny Cash.
Giuseppe è onorato dell’attenzione, la stima è reciproca, vede in Stef e nel suo lavoro con Vasco la proiezione della sua partnership con Edoardo. Pur essendo diversi nell’approccio e nelle situazioni vissute con le due rockstar, il percorso è similare.
L’Hillside Power Trio e la Stef Burns League, all’epoca fresca della pubblicazione del fondamentale Roots & Wings, sono inoltre entrambi progetti dal sound originale e “trasversale”, un tentativo di “crossover” non comune e complementare, come due facce d’una stessa medaglia. Negli anni l’accoppiata Stef & Giuseppe si incontrerà parecchie volte (la loro torrida versione di Jealous Guy con Strato e Les Paul ribollenti ancora risuona senza tregua nell’Olimpo dei chitarristi!), ma c’è un altro aneddoto divertente sugli inizi della loro amicizia, minata, si fa per dire, dal solito personaggio…
Sorpresa allo storico Blues House
“Sempre nel corso di quella magica serata a Casole, sulle ali dell’entusiasmo invitai Stef a venire a vedermi all’apertura della stagione del Blues House, storico locale meneghino in cui suonavo spesso in tal periodo. Il suo manager (ancora lui!) sentì il nostro discorso e poi a quattr’occhi mi spiegò l’improbabilità della situazione. Da pochi anni Burns si era trasferito a Milano, era diventato papà di una bellissima bambina e, a parte per i suoi impegni musicali, non usciva mai la sera… ”.
Come si suol dire: “le ultime parole famose”.
Quando Giuseppe si affaccia con il suo Power Trio sul palco del Blues House trova Stef in prima fila e, preso dall’irrefrenabile felicità, durante la serata lo accoglie on stage prestandogli addirittura la sua Schecter Signature e il suo amplificatore, utilizzando per se stesso un’altra chitarra che aveva in dotazione per quel concerto, la Les Paul, e un ampli già presente in loco.
Si narra che la jam sia stata epica. Burns suona due pezzi con la band e poi compie un gesto di gran classe, scendendo di nuovo in platea per non rubare la scena durante il finale del gruppo. And the rest is history! Da allora i due virtuosi si sono sempre frequentati, incrociati per i loro progetti insieme, dal già citato Notte delle Chitarre/Giants of Guitar al Best of Guitar (con Federico Poggipollini, solista di Ligabue, e Cesareo), ma anche solo per godere della compagnia reciproca, come capitato quest’anno durante le tappe di Vasco a Firenze e Napoli, con la presenza anche di un altro fuoriclasse dello strumento, Vince Pastano.
Sia ben chiaro: adesso Giuseppe è molto amico ormai da tempo anche del simpaticissimo manager Alberto Pietrapertosa, il quale segue costantemente e con grande piacere le sue avventure, soprattutto quando si incrociano con il “suo” Stef.
Chitarrista eccezionale, eclettico fuoriclasse con il giusto mix di eleganza e passione, raffinatezza e urgenza espressiva, Giuseppe Scarpato coltiva l’amore per la musica fin da piccolo, in modo simile a quanto capitato a Stef Burns, grazie a un padre entusiasmato da Elvis Presley e dal rock and roll anni Cinquanta. Andiamo ora a scoprire le fasi salienti della straordinaria carriera del virtuoso partenopeo, i cui primi passi, ovviamente, non potevano che cominciare nella “Città del Sole”.
Giuseppe Scarpato: il rock italiano ha il suo guitar hero
Napoli è vita
“Napule è mille culure
Napule è mille paure
Napule è ’a voce d’e criature
che saglie chianu chianu
e tu saje ca nun si’ sulo”
Giuseppe Scarpato nasce il 29 aprile 1973 a Napoli, la città più bella del mondo, tuttavia anche un luogo di contrasti, ove, parafrasando le bellissime parole di Pino Daniele, i mille colori fanno da contraltare alle mille paure, e il vociare dei bambini incarna l’innocenza che salva e pone rimedio alla solitudine.
E proprio da bambino, il piccolo Giuseppe è subito capace di cogliere la bellezza della terra, del mare e del Vesuvio. Lo fa con leggerezza, planandovi dall’alto della sua gioventù, senza macigni sul cuore, grazie al dono della musica.
Tutto comincia a casa sua, a Cercola, con i dischi del padre, e il primo strumento non tarda ad arrivare, ma, sorpresa, non è la chitarra, bensì una batteria. Ha appena compiuto sette anni, ma la suona con vigore e passione insieme a suo fratello Gennaro.
Una passione mai sopita, come vediamo a partire dal minuto 4:30 in questa recente versione live di Mangiafuoco, nella quale Scarpato per un attimo torna magicamente dietro alle pelli a testimonianza del suo passato.
Uno dei tanti pregi del giovane, però, è la curiosità, e una vecchia Hofner, lo stesso marchio del basso di Paul McCartney, regalata da uno zio, cambia il suo universo musicale.
Fondamentali sono proprio i Beatles e, destino, Pino Daniele, di cui ammira la capacità di dare voce alla tradizione napoletana, a una sonorità a cui era abituato, mescolandola con il blues e il rock and roll degli amati Elvis Presley, Ray Charles e con tutta la tradizione black a loro attorno. Così, appena maggiorenne, comincia a suonare per le primissime volte davanti a un pubblico, alle feste liceali, poi arrivano le prime comparsate nei locali. La vera svolta arriva dopo la metà dei Novanta, ed è un’occasione che gli cambierà per sempre la vita…
“Ciao, sono Edoardo, ti va di suonare con me domani?”
“Ogni favola è un gioco
che si fa con il tempo
ed è vera soltanto a metà
La puoi vivere tutta
in un solo momento
è una favola, e non è realtà”
Con il tempo il sogno di Giuseppe abbandona il suo cassetto e diventa realtà. Una realtà da favola, ma costruita con immensa dedizione, grande sacrificio, per trasformare una passione in una professione.
Poco più che ventenne suona già da veterano con la sua band, l’Hillside Power Trio, formata inizialmente con il fratello Gennaro e Massimo Ciaccio, e lascia il segno su un altro curioso per natura: Edoardo Bennato.
“Il ribelle del rock” è un personaggio unico, un uomo con un incredibile umiltà che ha vissuto e vive tanto la città, senza mai comportarsi da divo. Spesso (ancora adesso!) gli capita di girare i quartieri per ascoltare buona musica, trarre l’ispirazione giusta e la band di Giuseppe fa al caso suo, lo appassiona.
Bennato trova innovativo lo spettacolo-tributo del gruppo alle musiche dei film di Quentin Tarantino. Filma i ragazzi più volte durante gli show e un giorno si presenta a casa di Scarpato, regalandogli un mix delle riprese effettuate. Nasce una profonda amicizia, fatta di grande condivisione reciproca ed è l’inizio di una nuova avventura: l’autore de L’isola che non c’è, all’epoca impegnato con i Solis String Quartet, invita il trio a suonare con lui e poco dopo eccoli insieme in tour e in numerose altre comparsate. Questo per Edo e Giuseppe è soltanto l’inizio di un sodalizio fortunato, fruttuoso e forse inaspettato, e più forte che mai anche tanti anni dopo, fino ai nostri giorni…
Dal Vesuvio alla “curva Fiesole”: i gruppi, le collaborazioni e le produzioni di Scarpato
Sono passati ormai quasi trent’anni dalla “prima volta” del rapporto tra Edoardo e Giuseppe, e quest’ultimo nel frattempo è diventato suo consulente stretto nei fantastici live, di cui studia tutti i dettagli e interagisce magnificamente con il resto della Be-Band, composta da musicisti straordinari quali Raffaele e Arduino Lopez, Roberto Perrone e, ultimo, ma non per importanza, Gennaro Porcelli, il gioiellino del blues italiano.
Ma non è finita qui! Scarpato, infatti, collabora con il rocker partenopeo anche in studio, occupandosi di produzione e arrangiamento. Trasferitosi agli inizi del nuovo secolo a Firenze, in zona Fiesole, il guitar hero napoletano è diventato un maestro nell’espandere ciò che la musica basata sulle chitarre può evocare, creando un’esperienza che è tanto un viaggio extrasensoriale quanto una destinazione profondamente umana.
Le sue lezioni di chitarra elettrica rock, blues e hard rock presso l’Accademia Lizard sono innovative e seguitissime, grazie alle sue conoscenze, alla bravura e pazienza nell’insegnare, qualità che si riversano anche nelle sue sorprendenti produzioni e collaborazioni.
Se la sua incredibile energia si sprigiona negli eventi live dedicati alle sei corde, quali i già menzionati Notte delle Chitarre (da ricordare alcune performance insieme anche a Mario Schilirò), Best of Guitar per arrivare a tanti altri, sempre di eccellente qualità, è anche vero che le partnership con Del Sangre, Rodolfo Montuoro, Cris Pinzauti, Patrizia Cirulli, Il Fano, Giulio Calogero e Carlo Mercadante lasciano a bocca aperta per la varietà di stili e suoni impiegati, tutto all’insegna della contaminazione, come i vari progetti teatrali, in particolare con l’attore e amico Maurizio Lombardi.
Un instancabile curioso
Il segreto di Giuseppe Scarpato è quello di essere maturato come uomo e artista pur mantenendo sempre l’animo di un bambino, coltivando costantemente il “fanciullino” dentro di lui. In tutta la vita ha ascoltato tantissima musica, ma non ha mai dimenticato le sue origini e ha mescolato con sapienza i generi. Come abbiamo visto, Giuseppe è nativo di Napoli, e ha trascorso la sua adolescenza proprio nella zona che, dai piedi del vulcano, comincia a salire verso il cratere. Il suo gruppo, Hillside Power Trio deve fatalmente il nome a quella terra, a quel pendio, hillside in inglese.
E qui torniamo alla contaminazione: agli epici songwriter del calibro di Dylan e Cash, il Nostro ha affiancato gli italiani, da De Gregori, Fossati e De Andrè a Daniele e Bennato (immaginate quanto abbia significato per lui ora essere spalla a spalla con Edoardo!), senza dimenticare il mondo dei suoi cari chitarristi, ai quali urge aggiungere i nomi di The Edge, Mark Knopfler, J.J. Cale, Rory Gallagher, Stevie Ray Vaughan e degli adoratissimi, con cui ha spesso suonato, Alberto Radius, l’Hendrix del Belpaese, e Maurizio Solieri, la leggenda del rock italiano.
La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij, ma, aggiungiamo noi, anche la curiosità! Durante l’anno Giuseppe è sempre molto impegnato nei vari progetti musicali elencati, tuttavia, nei momenti liberi non perde un attimo per arricchire la sua conoscenza: concerti (la Dave Matthews Band, ad esempio, è un suo immenso amore), cinema e teatro sono occasione per condividere le proprie passioni con la sua famiglia, per studiare i grandi artisti da vicino e carpirne i piccoli segreti, allargare gli orizzonti. E tante volte, trova spunti interessanti proprio da quelli meno affini, dimostrazione di un’onestà intellettuale da pochi…
Le chitarre di GS
Endorser per Gibson Guitars, Gallistrings, Mezzabarba Amplification, Dophix Pedals e Reference Cable, Scarpato ha imbracciato diverse sei corde durante la scintillante carriera, e sono davvero innumerevoli le sue partecipazioni come artista principale o sideman a eventi televisivi, festival e concerti in Italia e all’estero, ove ha dato ampio sfoggio dei suoi equipaggiamenti.
Nel fantastico “solo” qui sopra Giuseppe usa una delle sue chitarre preferite, l’ormai mitica Les Paul ’59 VOS R9. Nel suo esser Gibson ambassador, il partenope virtuoso non si fa mancare niente, dalla ES-335 Rusty Anderson, a una scintillante SG Cherry Red, come visto anche nel precedente capitolo con Pinzauti, nel clip del singolo non andare via. Un brand “sposato” pure per le acustiche: uno splendido esemplare di J-45 può essere visto qui, in un video ove si evidenzia ancora una volta l’ecletticità del personaggio.
Ma quali sono gli altri marchi che hanno caratterizzato la storia di Giuseppe?
Certamente la Fender: da brividi, ad esempio, il suo wah-wah potente e ispirato, frutto di un lavoro incredibile su una Stratocaster Anniversary 1957/2007 presente in Immobile, dei cuneesi L’Ame Noire. Un’altalena di emozioni, cominciate con accordi e fraseggi delicati, costruiti con maestria utilizzando l’E-Bow sull’immancabile Gibson.
E sicuramente merita ben più di una citazione, e torniamo ancora alla decade precedente, la sua Schecter Giuseppe Scarpato Signature, quella dei primi incontri con Stef Burns, magistralmente utilizzata nel live del progetto dedicato a E già (ove viene alla luce un “insolito” Lucio Battisti) di Patrizia Cirulli.
Infine una menzione per le Sciuscià Guitars, brand utilizzato anche da Bennato, realizzate dall’amico liutaio Vincenzo Romano. Giuseppe ne usa una acustica (e aggiunge un lavoro di slide, altra sua specialità, da sogno) durante il premio Tenco 2007 e pure nell’ormai leggendario episodio di MTV Classic Storytellers dedicato a Edoardo.
Generoso ed entusiasta, Giuseppe Scarpato crede fortemente nell’importanza di condividere le proprie esperienze con i suoi “colleghi” e ha stabilito un rapporto speciale anche con un altro dei suoi eroi, uno di quei chitarristi che hanno fatto la storia della musica leggera italiana: Ricky Portera.
Per “Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar, si delinea un nuovo, indimenticabile viaggio nel fantastico mondo delle sei corde!
Stay tuned
To be continued…
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