La rilettura di una canzone concede agli artisti la possibilità di lasciare una propria impronta a un brano amato e ora reso vicino alle corde di chi lo interpreta. Tuttavia a volte capita un terremoto, con il pezzo che diventa quasi o totalmente irriconoscibile, non fosse per il testo o per parte della melodia. Ecco a Voi 10 esempi di cover incredibili, che hanno fatto la storia oppure rimangono piacevolmente di nicchia.

Credits:Shutterstock / A.PAES

Imagine – A Perfect Circle, 2004

Una rilettura lancinante, cupa e pessimista

Uno dei brani più famosi di sempre viene reinterpretato dall’alternative band degli A Perfect Circle, il supergruppo capitanato da Maynard James Keenan, voce dei Tool, e da James Iha, chitarrista degli Smashing Pumpkins.

Curiosità

eMOTIVe è un disco fatto principalmente di cover di canzoni contro la guerra, che vengono letteralmente stravolte e rilette in chiave tetra e nichilista.

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Knockin’ on Heaven’s Door – Guns N’ Roses, 1991

I muscoli e l’energia di Axl Rose, Slash e compagni trasformano completamente quella che era una meravigliosa ballata dylaniana

Il potere della musica è anche questo: consentire a una nuova generazione di riscoprire una gemma del catalogo di un artista e poeta unico, un vero rivoluzionario, per mezzo di un gruppo che ha fatto la storia dell’heavy metal a cavallo degli anni Ottanta e Novanta.

Curiosità

Già nel 1975, poco dopo l’uscita della colonna sonora di Pat Garrett & Billy the Kid, in cui è contenuta Knockin’ on Heaven’s Door, Eric Clapton, su ispirazione di Arthur Louis pubblica come singolo una cover del brano completamente riarrangiata in stile reggae. 

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Satisfaction – Jimmy Smith, 1968

Tumultuoso organista e infaticabile showman, Jimmy Smith incorpora nell’ossatura jazz blues di questa sua interpretazione elementi di funk, soul e R&B, strizzando l’occhio al rock e al pop. Fenomenale!

(I Can’t Get No) Satisfaction resa in tal modo assume davvero contorni inusitati. Jimmy Smith riesce con ispirazione e intuito a rivoltare come un calzino il pezzo dei Rolling Stones, trasformandolo in una cavalcata jazz funk imperniata sul suo Hammond: le sue mani imperversano sciabolanti sulla tastiera, volano colpi che sembrano mitragliate e così si crea un mood assolutamente nuovo, comunque coerente con lo spirito rivoluzionario della canzone. I celebri grugniti e borbottamenti del leggendario tastierista trovano un nuovo modo di esistere in questa rivisitazione dai connotati naif.

Curiosità

Se siete innamorati dell’estro e delle intuizioni di Smith non perdetevi il suo tocco magico all’organo in What I’d Say, riscrittura in chiave acid jazz – quando questo termine ancora non esisteva! – del classico di Ray Charles.

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Crossroads – Cream, Live, 1968

Una versione infuocata epocale esattamente all’opposto dell’originale intimità acustica di Robert Johnson

I miracoli delle sette note. Può una rilettura energica e sentita, ai limiti dell’hard rock, mantenere la stessa atavica sofferenza del blues crudo e genuino di oltre trent’anni prima? La domanda, ovviamente, è retorica. Non perdetevi il nostro approfondimento tecnico con Spartito e TAB sull’incredibile assolo di questa versione: 

Curiosità

Crossroads nel geniale arrangiamento di Clapton è in realtà l’incrocio di due brani di Robert Johnson, Cross Road Blues e Traveling Riverside Blues. Slowhand proseguirà costantemente nel suo approccio alle rivisitazioni “molto particolari” in carriera: su tutte l’arrangiamento reggae dello spiritual nero Swing Low, Sweet Chariot (1975) e quello techno di Jingle Bells (2018).

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All Along the Watchtower – The Jimi Hendrix Experience, 1968

Un’altra canzone di Bob Dylan subisce uno stravolgimento sostanziale, illuminata dalla chitarra incendiaria di Hendrix 

Le parole dell’incipit “There must be some kind of way to get out of here…” sconvolgono talmente tanto il travagliato Jimi Hendrix di quel periodo da spingerlo a incidere una propria poderosa versione di questo pezzo memorabile. Hendrix si identificava totalmente in questo verso, e la sua vita e le sue canzoni erano mosse dall’intrepida ricerca di un luogo dove potersi sentire davvero a proprio agio. Una ricerca probabilmente vana, ma che gli ha consentito di creare dipinti sonori incancellabili.

Curiosità

La Dave Matthews Band propone spesso dal vivo, come encore, una personalissima rilettura del brano in questione: dopo un inizio rallentato e struggente la canzone raggiunge una potenza inaudita, comandata dallo storico riff eseguito energicamente con la chitarra acustica.

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Black Magic Woman/Gypsy Queen – Santana, 1970

Per la serie “due cover in un colpo solo”, eccovi la genialità dei Santana

Nel capolavoro Abraxas (1970), dopo la prima traccia strumentale Singing Winds, Crying Beasts, arriva quel terremoto a nome Black Magic Woman/Gypsy Queen. Il blues di Peter Green incontra la magia latina di Carlos Santana per poi immergersi nei ritmi zingari di uno dei chitarristi più sottovalutati di questo pianeta, Gabor Szabo.

Curiosità

Black Magic Woman mantiene il fascino e il mistero dell’originale dei Fleetwood Mac aggiungendo risvolti oscuri, tribali e infernali in questa commistione con le percussioni irrefrenabili presenti in Gypsy Queen.

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Heart of Gold – Tori Amos, 2001 

Torbida e delirante, ma in qualche modo affascinante. Con il tocco imperdibile di Adrian Belew

Tori Amos è un artista incredibile, sempre alla ricerca di nuove strade per la sua musica. Anche nel suo disco di cover Strange Little Girls stupisce per la capacità di strapazzare dei classici, come questo di Neil Young, lasciando stupore e ammirazione in chi la ascolta.

Curiosità

Smells Like Teen Spirit dei Nirvana è un’altra sua personalissima cover concepita quando era agli esordi, pubblicata come b-side di Crucify.

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Non gioco più – Marlene Kuntz, 2004

Un classico di Mina diventa cantilena ipnotica

I Marlene Kuntz si sono sempre ribellati alla routine nella loro carriera, cercando nuovi sentieri da percorrere alla ricerca di nuovi paesaggi sonori. E dimostrano di avere gusto e inventiva anche nell’eseguire un pezzo importante, dal significato metaforico, della “Tigre di Cremona”: realizzato come singolo nel 1974, viene considerato il simbolico congedo della cantante, dopo 15 anni di assidua presenza, dal pubblico televisivo italiano.

Curiosità

Non gioco più è contenuta nell’EP Fingendo la poesia, nel quale il gruppo piemontese interpreta anche Alle prese con una verde milonga di Paolo Conte.

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Burning Down the House – Marcus Miller, 2001

Parafrasando il titolo, la piacevole irruenza del basso di Miller “infiamma (davvero) la casa”!

David Byrne e i suoi Talking Heads sono stati spesso “coverizzati”, ma questo strumentale dalle sfumature jazz fusion del virtuoso del basso Marcus Miller entra prepotentemente in cima alla graduatoria dei rifacimenti delle canzoni del gruppo.

Curiosità

Persino Tom Jones con i Cardigans, Bonnie Raitt, John Legend e i Phish si sono cimentati in una reinterpretazione di questo gioiello a metà strada tra new wave e funk rock.

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Shake Your Money Maker – Jimmy Page & The Black Crowes, Live at the Greek, Los Angeles 2000

Un tappeto di chitarre distorte e svolazzanti e una sezione ritmica da favola rendono onore allo standard di Elmore James

Prendete Jimmy Page e aggiungetegli Rich e Chris Robinson. Se non bastasse inserite Audley Freed e il resto della banda dei Black Crowes. Il risultato è adrenalina pura per questo pezzo di blues imbizzarrito che prende velocità inconsuete e va a braccetto con l’hard rock.

Curiosità

Live at the Greek è un album imprescindibile non solo per chi adora i Black Crowes e i Led Zeppelin, ma anche per gli amanti della musica del diavolo: all’interno oltre ai classici di Plant e compagni rivisitati con ardore, pure alcune perle con la firma di B.B. King, Jimmy Rogers, Yardbirds, Peter Green e Willie Dixon.

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Extra: With a Little Help from My Friends – Joe Cocker, 1969

Niente sarà come prima dopo aver udito quella voce “scartavetrata”, macinata da quaranta sigarette al giorno, urlare a più non posso Oh, there’s gotta be somebody, going to be right, I know it. Somebody carefree, now oh, yeah, yeah…”. 

Grande energia e spiritualità in un pezzo, vissuto, sofferto e interpretato da Joe Cocker in maniera commovente, al limite, oltre i confini di un lacerante momento di vita laddove quell’attimo, quel lampo di cinque minuti e undici secondi, cambieranno per sempre a sua esistenza. Arriva infatti il successo commerciale, il 45 giri raggiunge il primo posto in Inghilterra, e finalmente, dopo tanta gavetta, raggiunge la celebrità quando stava per mollare.

Curiosità

La lista degli ospiti in questo piccolo capolavoro, completamente riarrangiato in chiave rhythm and blues, è da capogiro, da Jimmy Page alla chitarra solista, al funambolico giovane prodigio Tommy Eyre all’organo e a B.J. Wilson dei Procol Harum alla batteria. 

Una cover dei Beatles assolutamente sorprendente per intensità e arrangiamento, che spinge a chiedersi se esistano altre versioni dei baronetti così inaspettate ed intense. Ovviamente, data la storia e il magico repertorio del quartetto di Liverpool, la risposta è affermativa, e la situazione non può che aprirci a un nuovo particolare capitolo de Le dieci canzoni. Stay tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati