Tu chiamale se vuoi… coincidenze! Quella tra Joe Satriani e Stef Burns è la storia di un incrocio molto particolare. La loro reciproca stima è sfociata in una bella amicizia e, ovviamente, da grandi chitarristi quali sono, non hanno potuto esimersi dal condividere il palco, a coronamento di un’intensa affinità elettiva. Tuttavia, c’è un’altra storia importante che lega indissolubilmente i due virtuosi: senza “Satch” il buon Stef molto probabilmente non sarebbe approdato alla corte di Vasco Rossi. La serie “Crossroads”, la rubrica di Planet Guitar che si nutre di incontri leggendari, è pronta per un’altra palpitante puntata. Sipario!

© Craig Lovell / Eagle Visions Photography / Photobeat Images – Alamy Stock Photo

Uniti dalla sei corde

No Joe, No Alice!

“Sono stato consigliato a Cooper da Joe Satriani, che conosco dall’epoca in cui si è trasferito nella Bay Area, in California, e ho mandato ad Alice una cassetta. Mi ha subito ingaggiato per l’album Hey Stoopid e poi per il tour”.

-Estratto da intervista di Kevin Julie a Stef Burns per sickthingsuk.co.uk, 1999.

Hey Stoopid non rimarrà negli annali come uno degli album più belli e incisivi di Alice Cooper, che a quell’epoca, nei primi anni Novanta, sta vivendo un nuovo momento di celebrità sulla scia di Trash (1989) e dell’hit single in esso incluso Poison. Tuttavia è il disco che cambia la vita a Stef Burns, ingaggiato come chitarrista in pianta stabile dal “Padrino dello Shock Rock” su suggerimento di Joe Satriani.

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Satch, inoltre, partecipa come ospite nell’opera insieme a una pletora di chitarristi leggendari e guest star, quali l’amico Steve Vai, Slash, Mick Mars, Ozzy Osbourne e Nikki Sixx. La carriera di Stef riceve un forte impulso, la collaborazione con Alice prosegue senza intoppi anche nel lavoro successivo e durante gli show live, ma, grazie a questo endorsement di Joe, qualcosa di grande e inaspettato sta per arrivare…

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Guido Elmi e…Blasco!

Antefatto

All’inizio dei nineties, musicalmente parlando, si consolida il regno dei Guns N’ Roses, i Red Hot Chili Peppers trovano il loro spazio, l’uragano Nirvana/Pearl Jam porta in classifica il grunge, mentre Michael Jackson e il duetto tra Elton John e George Michael monopolizzano l’area pop. In Italia Luca Carboni e gli 883 imperversano, ma in tanti stanno aspettando con ansia il ritorno di Vasco Rossi, dopo il pluripremiato Liberi liberi e il seguente, fenomenale tour dal vivo che porta alla pubblicazione di Fronte del palco e Vasco live 10.7.90 San Siro

Nei primi giorni di Gennaio 1993, Stef Burns vive ancora in California, quando riceve la chiamata di Guido Elmi, un produttore italiano a lui sconosciuto, che lo coinvolge nelle registrazioni de Gli spari sopra. E quello che poteva sembrare un semplice lavoro di routine, una breve comparsata da esperto sessionman in uno dei tanti dischi su cui suonare, si trasforma invece in una nuova, lunga e incredibile avventura!

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Comincia un’indimenticabile esperienza

“Guido mi aveva ascoltato in Hey Stoopid e, fra tanti nomi noti, si era incaponito su di me, che non ero poi così tanto conosciuto…Io non avevo mai sentito parlare di lui e Vasco, ma il suo invito in studio mi incuriosì e accettai di andare.”

-Estratto dal libro Vasco in concerto di Fausto Pirito e Paolo Giovanazzi, 2011, Giunti Editore.

Elmi si trova a Los Angeles con Vasco e, catturato dalle sonorità di Burns, riesce a mettersi in contatto con lui tramite un amico fonico comune: the rest is history, come si suol dire, con quel piccolo assaggio di Burns in Delusa e Occhi Blu che si trasforma in una partnership ancora oggi indissolubile. Tra i più bei momenti iniziali del sodalizio meritano sicuramente una citazione il concerto a San Siro nel tour “Rock sotto l’assedio”, evento di grande attualità purtroppo anche ai giorni nostri, e la registrazione di alcuni pezzi per Nessun pericolo per te (1996), dove scatta l’empatia definitiva. 

Stef sale a bordo della nave del Komandante e della sua truppa e non vi scende più, rifiutando la possibilità di andare nuovamente in tournée con Alice Cooper. Una rinuncia difficile, ma nella vita non si può avere tutto, bisogna prendere delle decisioni. E, con il senno di poi, mai scelta fu più giusta. 

Il fato ha comunque in serbo un’altra grande sorpresa per il chitarrista statunitense, ormai felicemente trapiantato in Italia. Alcuni anni dopo, infatti, un amico torna a bussare alla porta di Stef…

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Quel florilegio di chitarre di nome G3

Riavvolgiamo per un attimo il nastro della storia. Senza Satriani, Stef non avrebbe suonato per Alice, Elmi non lo avrebbe ascoltato e Vasco non lo avrebbe avuto come chitarrista. Sì, tutto, quando i Numi della Musica intervengono, ha una sua logica, e il cerchio si chiude nel 2004 al Foro Italico di Roma

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In un luglio caldissimo, durante una pausa del Buoni o cattivi Tour, Burns viene invitato da Joe a suonare al Guitar Three Tour, meglio conosciuto come G3, con uno Steve Vai scatenato (nella line up è presente pure Robert Fripp!) per una memorabile jam session, una delle più belle esperienze live, il sogno di ogni chitarrista.

Due Ibanez infervorate fanno scintille insieme a una Stratocaster mai doma, con il cielo illuminato da scariche di scale e accordi a non finire, taglienti sciabolate elettriche da paura. 

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Una sfida tra mostri sacri, una lotta senza quartiere avvenuta durante l’energica cover di Rockin’ in the Free World, il lungo encore finale nel quale saggiamente Stef fa emergere il suo tocco più lento, grezzo e rockettaro, virando sul bluesy e cavandosela egregiamente, sopravvivendo allo stile velocissimo degli altri due. 

I tre “ragazzacci” non lesinano duelli passandosi il testimone vicendevolmente, in un continuo call and response fino a un impressionante finale a sei mani, ognuno con la propria mano sulla chitarra dell’altro.

Praticamente coetanei e molto simili nei gusti e nelle ispirazioni, Stef e Joe sono stati tuttavia capaci di sviluppare una tecnica, un mood e un feeling diverso, in entrambi i casi di grandissimo livello. Ma quali sono state le loro influenze primordiali e in cosa si differenziano?

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A chi si ispirano Stef e Joe?

Il Jeff Beck di Blow by Blow e l’Hendrix di Are You Experienced e Axis: Bold as Love sono i loro punti in comune. Joe velocizza il blues di Page e Clapton e poi vira su Brian May, Ritchie Blackmore e Robin Trower, con il pallino della jazz fusion “tarantolata” dell’irraggiungibile Allan Holdsworth.

Stef, dopo la prima folgorazione con B.B. King, Allman Brothers Band, Beatles, Led Zeppelin, Deep Purple, si butta sulla genialità di Pat Martino e affina il suo stile e gusto con la magica cinquina formata da Larry Carlton, Robben Ford, Mike Stern, John Scofield e Pat Metheny, fino a uscire dal mondo chitarristico e gettarsi nelle braccia di Stan Getz e Miles Davis.

Due approcci inizialmente analoghi, quindi, con Satriani che sposta poi le sue attenzioni sull’hard rock, ai confini del metal, per poi tuffarsi anche su melodie orientaleggianti. Burns fa emergere il suo lato jazzy e pur rimanendo attratto dall’heavy lo mischia con un playing più pop rock, a metà strada tra Steve Lukather e Todd Rundgren. Un lungo percorso, sempre ispirato, che ha condotto Stef nell’Olimpo dei guitar hero. Un cammino cominciato a sette anni con la prima sei corde da strimpellare, un tragitto ricco di cambiamenti e con tante storie da raccontare. 

Allacciamo le cinture e catapultiamoci ora nel suo mondo, rivivendo le fasi salienti del suo straordinario viaggio musicale.

Stef Burns immortalato con la sua Gibson sul palco a San Siro, Milano, nel 2015 © NurPhoto SRL / Alamy Stock Photo

Stef Burns: una vita per la chitarra

Vivendo la California

Stef Burns, all’anagrafe Stephan Birnbaum, nasce a Oakland, in California, il 26 giugno 1959. 

La sua vita è imbevuta di musica fin da piccolino, con gli album di jazz, blues e soul dei genitori che scorrono come un fiume in piena lungo tutta la giornata. A sette anni strimpella la chitarrina di papà, da adolescente i dischi sul piatto sono quelli di Beatles, Led Zeppelin, Montrose. Si innamora follemente del Live at Fillmore East dell’Allman Brothers Band e di Machine Head dei Deep Purple, ed è appena ventenne quando, dopo la gavetta necessaria, suona per la prima volta da professionista con gli Omega, ove sono presenti membri della Elvin Bishop Band.

Stef luccica per la sua brillantezza chitarristica, la sua notorietà aumenta a dismisura in tutta la Bay Area, e, a partire dagli anni Ottanta, comincia ad andare in tour con nomi di rilievo quali Jesse Colin Young, Pablo Cruise, Sheila E., i Berlin (quelli del successo planetario Take My Breath Away) e Michael Bolton

Il giovane raggiunge un livello altissimo di tecnica e forgia il suo stile con artisti di diversi generi: è ormai pronto per alcuni progetti interessanti (le band The VU e Y&T) e crea lo Stef Burns Group, che nel corso degli anni accoglie nella formazione giganti del calibro di Myron Dove (basso) e Billy Johnson (batteria), entrambi con floridi trascorsi con Santana e Robben Ford.

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Tutto in un “attimo”: la prima e la seconda svolta

I primi anni Novanta, come abbiamo visto, segnano un solco pesante nella vita artistica (e non) di Burns. La teatralità spettacolare ai limiti dell’horror di Alice Cooper prima e le gesta del “provocautore” Blasco lo spingono in mondi musicali assolutamente diversi eppure in qualche modo complementari.

Stef si innamora del nostro Paese e, nel 1998, dopo l’Heineken Jammin’ Festival, capisce definitivamente che il suo futuro sarebbe stato proprio qui, in Italia. Durante quel concerto di Imola mette tutto se stesso, tira fuori il meglio dalla sua amata Fender Stratocaster e agita come una durlindana l’adorata Gibson Les Paul del ’68. 

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Foto di Emanuele Pellegrino

Italia: nuovo suono, nuova vita

L’inizio del nuovo secolo vede Stef ormai in Italia in pianta stabile (oltre all’adorata California, ad oggi passa gran parte dell’anno a Milano, dove possiede una casa), al servizio di Vasco Rossi sia in studio, con la ciliegina sulla torta di Stammi Vicino, una sua composizione, con il testo del Komandante, che diviene il terzo singolo estratto da Vivere o niente (2011), sia live. 

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Diventano memorabili gli innumerevoli show con stadi esauriti, risulta molto coinvolgente anche il tour “più intimo” dei palazzetti con una manciata di date pure in Europa. La dimensione dal vivo spettacolarizza l’urgenza, la gestualità e l’estro compositivo del più grande rocker italiano e della sua incredibile band, che è sempre riuscita a trovare stimoli e reinventarsi nei tanti cambiamenti di line up.

Il 2025 ci regala ancora un Burns (e un Vasco!) in forma stratosferica, come certificato dal recente Love You Live di Planet Guitar.

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I dischi solisti e le collaborazioni

Pur con Vasco Rossi e l’Italia nel cuore, Burns nella sua lunga carriera non si è mai fatto mancare niente e ha accumulato le esperienze più disparate. Per più di vent’anni è stato parte integrante di una band che non ha bisogno di presentazioni, Huey Lewis and the News. Attualmente il gruppo è inattivo per il peggioramento delle condizioni del loro leader, Huey, afflitto da problemi d’udito gravissimi, tuttavia l’ultimo disco, Weather (2020), è solido e ispirato.

La sua attività solista comincia nel 1996 con Swamp Tea e raggiunge uno degli apici in Roots & Wings (2014), pubblicato dopo la formazione del suo nuovo sodalizio chiamato Stef Burns League.

Meritano certamente una menzione gli Heroes and Monsters, affascinante trio nato nel 2019 che lo vede in partnership con lo storico batterista Will Hunt e l’istrionico bassista e cantante Todd Kerns, famoso anche per il leggendario connubio con Slash.

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Il loro lavoro omonimo, realizzato a gennaio 2023, amalgama diverse influenze, pur connotandosi in chiara chiave hard rock.

Il progetto Stef Burns Brothers

Recentemente Stef con il progetto Stef Burns Brothers ha ideato uno show dedicato ai grandi chitarristi e una data di questi concerti imperdibili è stata ovviamente appannaggio dell’instancabile redazione di Planet Guitar.

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Tanta carne al fuoco, dunque, per un chitarrista che in quasi cinquant’anni di carriera ha collaborato pure con Sheena Easton, Narada Michael Walden, Pino Scotto, Peppino D’Agostino, Enrico Ruggeri e Patty Pravo. Il binomio Stati Uniti-Italia, la sua capacità di cogliere l’essenza della bellezza di entrambi i paesi e trasformarla in arte è stato certamente un punto di forza di Stef Burns: conservare il luogo antico senza rimanere radicato al passato, anzi, godendo del miracolo della perpetuazione, del rinnovo grazie alla scoperta, per una coincidenza, di una realtà diversa. Nel segno di Joe Satriani, Alice Cooper, Guido Elmi e Vasco Rossi, i “Fantastici Quattro” nel destino di Stef.

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Le chitarre di SB

Come abbiamo accennato, Stef Burns ha mantenuto negli anni una forte predilezione per il marchio Fender, con le sue innumerevoli Stratocaster, e per quello Gibson, in continuo interscambio tra Les Paul e SG Standard. Tuttora le preparazioni dei suoi set up per i live con Vasco sono sempre ricche di equipaggiamenti interessanti…

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“Il liutaio Luciano Buscarini, conosciuto tramite un amico, mi propose di realizzare una chitarra esclusiva per me e io fui felicissimo di accettare”.

-Estratto dal libro Vasco in concerto di Fausto Pirito e Paolo Giovanazzi, 2011, Giunti Editore.

E proprio parlando dei tour con il Blasco, come non citare la Buscarini Stef Burns Signature? Il Nostro comincia a utilizzarla nella seconda parte del “Buoni o cattivi tour” e per le esecuzioni di Lunedì e Vivere una favola, ma anche in duo jazz con Peppino D’Agostino.

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Recentemente, durante il suo “Brothers” tour, il virtuoso di Oakland ha sfoggiato la storica Fender Stratocaster Custom Shop 1991, in finitura Vintage White, ormai veramente il suo marchio di fabbrica, e una bellissima Gibson ES-135 Cherry Red

Un artista davvero pieno di vita e curioso Stef, sempre pronto a condividere con altri colleghi il palco con grande entusiasmo, felice di poter arricchire il proprio bagaglio artistico sperimentando liberamente con spiriti affini. È successo più di una volta con l’amico Giuseppe Scarpato, chitarrista pregiato alla costante ricerca di nuovi stimoli ed emozioni: “Crossroads”, la serie speciale di Planet Guitar, è subito pronta a ripartire, per un altro indimenticabile viaggio nel fantastico mondo delle sei corde!

Stay tuned

To be continued…

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Alessandro Vailati